L’ex capo della Protezione Civile pugliese, Mario Lerario, arrestato il 23 dicembre scorso per corruzione, è nella stanza insieme a un attuale dirigente della Asl di Bari e Nico Lorusso, il giornalista che gli avrebbe confidato la presenza di alcune cimici nel suo ufficio.
A quanto pare, nonostante sapessero dell’indagine a carico di Lerario, i tre si lasciano andare e addirittura ironizzano sull’ipotesi dell’arresto del dirigente regionale, quello al quale il Presidente Emiliano ha affidato una grande quantità di incarichi strategici.
Incarichi che avrebbero consentito a Lerario di rafforzare la sua posizione di potere. In quella occasione, non ancora riferita, Lerario dice una cosa che fa molto riflettere, tirando in ballo una coppia di colleghi giornalisti. Entreremo nel merito di quei pezzi di indagini, ma a leggere l’allusione di Lerario, viene da pensare che ci sia qualcosa di poco chiaro nei rapporti tra il giornalista citato e sua moglie, dipendente della Asl di Bari.
In sostanza, ironizzando sulla possibilità dell’arresto, in funzione del fatto che il collega è uno di quelli che si sta occupando della questione, Lerario dice che se dovesse parlare i primi nomi sarebbero proprio quelli del collega e della moglie. Perché nomina proprio loro e non altri giornalisti che pure si stanno occupando dell’inchiesta? Cosa sa Lerario tanto da avere premura di sottolineare la vicenda? La circostanza apre un dibattito sulla questione dell’informazione, sulla sua serietà e credibilità.