L’ex giudice di Bari Giuseppe De Benedictis avrebbe indotto l’avvocato Giuseppe Chiarello a pagare e a consegnare le tangenti per ottenere le scarcerazioni.
È quanto sostenuto dal legale dell’ex penalista che ha respinto le accuse di corruzione nel corso del processo che si sta celebrando con rito abbreviato a Lecce. La difesa di Chiariello sta insistendo anche per non far riconoscere al suo assistito l’aggravante mafiosa.
Quelli incriminati, per la difesa, non sono episodi di corruzione in atti giudiziari bensì induzione indebita a dare o promettere utilità. Chiarello infatti non avrebbe corrotto il giudice per ottenere le scarcerazioni ma sarebbe stato indotto a pagare le tangenti. Per entrambi la Procura ha chiesto 8 anni, il prossimo appuntamento è in aula è fissato per il 22 marzo.