“In Procura comandiamo noi”. Una frase che pare sia stata detta dall’avvocato Salvatore Campanelli finito al centro dell’inchiesta coordinata dalla Procura di Bari per fatti risalenti al 2019, in merito alla contesa tra Regione e un’azienda di Noci che si occupava di interventi di mitigazione del rischio idrogeologico nei comuni di Grumo e Corato. Nell’indagine sono coinvolti anche l’assessore al Personale Giovanni Stea e Elio Sannicandro, direttore generale dell’Agenzia strategica per lo sviluppo del territorio della Regione Puglia (Asset).
Le intercettazioni riguardano un incontro avvenuto nell’ufficio dell’assessore Stea al quale hanno partecipato gli ingegneri Conforti e Trisolini, dell’azienda ingegneristica di Noci, nel quale i due volevano discutere delle divergenze tecniche avute con la Regione Puglia. Alla società vennero revocati nel 2018 i mandati affidati dal 2014 per alcune irregolarità.
Ed è proprio in quella intercettazione che l’avvocato Campanelli pare abbia detto di avere potere nelle decisioni della Procura. “Quella frase non c’è mai stata – ha voluto sottolineare l’avvocato – se leggete la denuncia, io non conosco questo Trisolini e tengo a precisare che dalle intercettazioni ambientali lo stesso Conforti mi presenta per la prima volta l’ingegnere, venuto insieme al suo avvocato difensore. Non sopporto che quella frase venga attribuita a una persona che da 25 anni rispetta la toga per far emergere la giustizia”.
“Non è vero che ho anche detto di togliere la querela. Vi prego leggete le carte, perché io non faccio altro che difendere quello che prevede la legge. Come dico anche all’interno delle intercettazioni, dove viene tirato in ballo anche l’assessore Stea, sottolineo che faccio l’avvocato, mi arrivano gli atti in quanto consulente del dissesto. Come ho precisato, la competenza giuridica spetta all’avvocatura dello Stato perché il dissesto è del Ministero dell’Ambiente e non della Regione Puglia. Quel giorno ero lì perché invitato al tavolo e per dare disponibilità solo dal punto di vista civilistico”.
“Ho capito che dopo la questione Lerario si voglia scavare per trovare il marcio, ma non si può mettere tutto nel tritacarne. Faremo delle memorie a chiarimento di questa vicenda che è stata ingigantita. Ho fiducia nella Magistratura. Gli equivoci possono esserci e infatti non ci sono neanche misure di ordinanze cautelare, la Magistratura ha infatti deciso di fare solo una conclusione delle indagini”.
“Non ho interessi e neanche il potere – continua Campanelli riferendosi a quanto emerso dalla intercettazioni – e infatti durante l’incontro invito l’avvocato di controparte a voler proporre una eventuale transazione. Trisolini non lo conoscevo e non sapevo neanche fosse presente. Precedentemente all’incontro abbiamo fatto tutto ciò che è in nostro potere, come segnalare le presunte irregolarità e querele, per dare la possibilità a Conforti di chiarire quelle le erano le irregolarità che poi, per vari motivi, hanno portato alla revoca del mandato del 2014”.
“Tengo a precisare che quando io o Sannicandro dicevamo che siamo persone messe per verificare tutto ciò che c’era in precedenza, non era stato detto con arroganza, anzi. È l’estrapolazione di una frase in cui si voleva dire che ci sono perone chiamate a verificare quanto accaduto negli anni precedenti. Nelle intercettazioni c’è la verità di quello che ho detto. Infatti, mentre discutevamo della querela, qualcuno ha tirato in ballo Sgaramella e da come si può vedere nelle intercettazioni ho immediatamente bloccato tutto dicendo che era un punto che non so doveva discutere in quel momento. Io mi sento sicuro – conclude Campanelli – ci sono intercettazioni dove si evince che io ho parlato con la massima trasparenza difendendo la pubblica amministrazione”.