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Agente penitenziario suicida, svelata la lettera lasciata in auto. La mamma: “Verità più vicina”

12 Marzo 2022
– Autore: Raffaele Caruso
12 Marzo 2022
– Autore: Raffaele Caruso

Torniamo ad occuparci della storia di Umberto Paolillo, l’agente penitenziario che circa un anno fa si è tolto la vita sparandosi un colpo di pistola. Lo facciamo con una novità importante, con la lettera che ha scritto la notte tra il 17 e il 18 febbraio prima del suicidio.

“Mi sono stancato di passare da un ospedale militare all’altro, da una Procura all’altra, senza un motivo. Voglio mettermi le manette, nessuno dirà niente e parlerà perché sono tutti in difetto – si legge -. Non sono pazzo, anche se sto facendo ciò. Sono stato sputtanato da tutto, dicono così incensurabili su di me, mi hanno indagato in qualsiasi istituto dove sono stato, a Turi sanno anche quando soldi ho alla posta e alla banca. Hanno intenzione di farmi perdere il lavoro”.

“Mi hanno denunciato perché sostengono di avermi visto all’area di servizio alle 13.10 in malattia, quando invece alle 13 sono stato sottoposto a visita fiscale. Il medico del Tribunale sosteneva che potevo essere lì perché in convalescenza – le parole di Umberto -. Nel 2019 ho lavorato a Natale, Santo Stefano, Capodanno e Epifania, l’unico in tutto il mondo. Chi mi conosce sa così mi hanno fatto a lavoro e all’esterno”.

Parole forti che hanno inevitabilmente segnato mamma Rosanna. “C’è molta incertezza, qualcosa abbiamo però iniziato a capirla. La storia deve finire in tutti le carceri d’Italia, mio figlio è stato maltrattato e bullizzato. Era un ragazzo bravo e buono, ha fatto del bene e non meritava questa fine. L’hanno fatto morire due volte – racconta -.  Sapevo che mi voleva bene, se ha fatto qualcosa del genere lo ha fatto perché le cose finissero”.