L’ormai famoso “sistema Lerario” non era applicato solo per i maxi appalti, come l’ospedale in Fiera o la ristrutturazione del Kursaal, ma anche per piccole opere, molte delle quali in Salento. Si tratta di appalti affidati direttamente dalla Regione Puglia e sui quali la Guardia di Finanza sta indagando proprio in merito all’inchiest che ha portato all’arresto dell’ex capo della Protezione Civile, Mario Lerario, in carcere per corruzione da dicembre.
Tra le opere, come si evince su Repubblica, ci sono il Palazzo dell’Agricoltura di Bari, il Museo Castromediano di Lecce, il Convitto Palmieri a Lecce e l’ex Enaoli di Castellaneta Marina, l’eliporto a servizio della sede della Protezione civile di Modugno e i Centri per l’impiego della provincia di Bari, la sede della Protezione civile a Montalbano, il Centro di cinematografia di Lecce, persino i centri vaccinali, grandi e piccoli.
Nel mirino della Finanza sono finiti anche gli imprenditori a cui sono stati affidati gli appalti. Al momento, infatti, sono ai domiciliari Donato Mottola e Luca Leccese, ma tra gli imprenditori finiti al centro delle indagini c’è anche un ingegnere leccese che effettuò il collaudo delle apparecchiature elettromedicali dell’ospedale in Fiera e contemporaneamente ha svolto prestazioni per la ditta che ha prodotto le attrezzature collaudate. Il famoso “controllore controllato” che ha fatto emergere una marea di conflitti di interesse. come ad esempio rapporti anche di natura personale con quelli imprenditori a cui sarebbe stato affidato l’appalto, o tipo l’affidamento della restaurazione del Kursaal Santa Lucia a Nicola Tancredi, della Tancredi restauri, che guarda caso aveva fatto i lavori di ristrutturazione ai mobili acquistati da Lerario ad Acquaviva. La Guardia di Finanza ha anche scoperto che una serie di affidamenti sono stati dati alla Demetrio Zema che a dicembre 2019 ha avuto 37mila euro per l’allestimento di una mostra nel museo Castromediano.
Tornando a parlare del Salento, gli inquirenti non si spiegano come mai sino stati dati gli affidamenti con tanta urgenza nonostante fossero strutture presenti da decenni su cui si poteva fare una regolare gara d’appalto. Lavori, come ad esempio al museo Castromediano, che dai funzionari pubblici sono stati motivati con “l’assenza di sistema antintrusione” per salvaguardare le opere esposte, nonostante il problema fosse presente da sempre.