Al netto della cancellazione di una brevissima parentesi, inquinata dagli amici del frustrato locale che da anni mi ha puntato, tutto ciò che vedrete nel video caricato sul canale YouTube di quintopotere.it è esattamente ciò che è successo quando il cittadino qualunque Enrico Rizzi ha fatto la sua passerella al canile di Bitonto. Certo, in alcune occasioni avrei dovuto limitarmi – qualche idiota, pagliaccio e imbecille in meno -, non rispondere alle offese, ma il clima al veleno instaurato fin dall’inizio di questa drammatica storia è stato una miccia esplosiva.
Invidio profondamente quanti in quel contesto sarebbero riusciti a restare più calmi di quanto non sia riuscito a fare io. Nel momento del montaggio – sì, la maggior parte dei video che apprezzate o criticate li post produco personalmente -, ho rivisto anch’io per la prima volta le immagini da un altro punto di vista. Nella diretta Facebook, infatti, non si possono notare le mie espressioni e soprattutto l’atteggiamento ostile di alcuni facinorosi intervenuti senza avere minimamente a cuore le sorti degli animali accuditi da sempre con amore all’interno dell’ex mattatoio comunale di Bitonto, una struttura palesemente inadeguata al ricovero di una qualsiasi specie di animale.
Ostilità palpabile anche da parte dello stesso Rizzi, della sua guardia del corpo (fondamentale ne abbia una in considerazione del suo atteggiamento provocatorio), del cameraman e di una individua dall’accento siciliano dall’identità sconosciuta. Spallate, corpi piazzati davanti all’obiettivo, risatine, offese di ogni tipo, per la stragrande parte del tempo impercettibili a chi vede e ascolta.
A guardare quelle immagini a bocce ferme non so se sarei riuscito a fare diversamente da come ho fatto. Alla fine della visita al canile, anche l’animalista o presunto tale ha potuto constatare che i cani sono tutti in carne, in salute e addirittura possono vivere liberi di correre e socializzare tra loro, segno del grande lavoro dei gestori della struttura e degli instancabili volontari. Noi, al contrario di Rizzi e dei facinorosi non possiamo basarci solo su voci distorte e strumentali, abbiamo il dovere di approfondire, indagare e cercare risposte. Non basta la caciara, a cui pure qualche volta ricorriamo.
Troppo comodo arrivare ovunque, senza conoscere gli atti, il lavoro delle istituzioni e quello di altri volontari e persino dei giornalisti, alzare la voce e far credere a un mondo di boccaloni di avere avuto il merito di una qualsiasi miglioria, un solo passo in avanti dopo le altrui battaglie e denunce. Annunciare querele prima ancora di aver visto coi propri occhi, cavalcare la storia di una famiglia e i loro problemi, prendendo a pretesto vecchie denunce parlamentari senza strascichi di nessun tipo, è da irresponsabili. Un atteggiamento persino pericoloso perché innesca caccia alle streghe, minacce di morte e uno stato d’ansia che manda in tilt se non sei abituato come me o come Rizzi a stare in mezzo alla bagarre mediatica.
A ben guardare e per ammissione di una donna, che non ha mai tentato di entrare nel canile, il loro livore, quello che ha fomentato l’animalista, è stato generato dalle voci messe in giro da alcune persone. Da non crederci, ma purtroppo è vero. In fondo sta tutta qua la differenza tra il nostro lavoro e le passerelle dell’animalista. Gli animalisti, quelli veri, sono altri e in altro modo si comportano. Infine una considerazione del giornale che con orgoglio dirigo e ho fondato insieme a tre straordinari colleghi. Ci sforziamo ogni giorno di dare a chi ci segue un’informazione in buona fede. E proprio per la fierezza di non essere mai stati uguali a nessun altro che siamo pronti a difendere in ogni sede le calunnie e i commenti diffamatori che ci sono piovuti addosso.
Nelle prossime ore darò mandato al mio legale di querelare chi ha detto o scritto di possibili nostri legami con l’amministrazione comunale di Bitonto. Chi mi ha chiamato corrotto, al soldo del primo cittadino, saprà senza dubbio quanto tengo alla libertà di poter dire la verità, quantomeno di provare a cercarla.