Il giorno 6 aprile 2019 due agenti della Polizia di Stato di Bari, durante lo svolgimento del loro servizio, redigevano un verbale di contravvenzione nei confronti di S.P., anch’egli barese, conducente di un veicolo che superando passando con il semaforo rosso, proseguiva la sua marcia peraltro utilizzando il telefono cellulare durante la guida.
Tali violazioni furono contestate a S.P. il quale ammetteva la sola violazione dell’uso del telefono durante la guida, lamentando la parziale falsità ideologica del verbale di contravvenzione redatto dai due agenti di Polizia di Stato.
Successivamente il giorno 5 giugno 2019 lo stesso S.P., denunciava i due agenti contestando loro non solo il contenuto dell’annotazione, in particolare quella dell’agente L. M. che aveva ricostruito il fatto, ma anche la circostanza che lo stesso agente avesse commesso altresì, oltre al reato di falso ideologico aggravato, anche quello di calunnia e diffamazione.
Per i due agenti della Polizia di Stato, dunque, si apre un indagine per i reati che il GIP presso il Tribunale di Bari, Giuseppe Battista, ha definitivamente archiviato, accogliendo la richiesta di proscioglimento avanzata dal difensore dei due agenti, l’avvocato Antonio La Scala e condivisa dal pm, Claudio Pinto, ritenendo insufficienti in taluni casi ed insussistenti in altri casi, gli elementi raccolti a sostegno dell’accusa. In particolare, per l’ipotesi di calunnia e diffamazione, il pm ha evidenziato la totale insussistenza delle fattispecie di reato in quanto impossibile accertare il reale contenuto dell’interlocuzione avvenuta tra il trasgressore e gli agenti per mancanza di testimoni e/o altri riscontri. Termina dopo due anni l’assurda vicenda che ha visto coinvolti ingiustamente due poliziotti rei di aver compiuto il proprio dovere.