“Vergognoso trattamento riservato ai pazienti che accedono al Pronto Soccorso di una struttura della Sanità italiana. Mio padre, anni 81, con patologia cronica e in stato confusionale dovuto ad uno stato febbrile, è stato trasportato con il servizio 118, alle ore 13 di martedì 26 aprile 2022, presso la struttura ospedaliera dell’Ospedale Di Venere di Bari, e sino alle ore 22 non abbiamo potuto avere notizie, né tantomeno vederlo per sincerarci delle sua già precarie condizioni”.
Inizia così la denuncia social della figlia. “Sbattuti fuori dall’area di accesso al Pronto Soccorso, ogni addetto al quale sono rivolte richieste ci ha risposto con un ‘le faremo sapere’ – continua -. All’1.20, finalmente, dopo innumerevoli tentativi, lasciano entrare mia madre e dopo una angioTAC polmonare, alle 2.15, si procede con un eco addome. Sono le 6.35 quando ci comunicano le dimissioni con un referto che riporta la bellezza di 15h e 36 minuti di assistenza in Pronto Soccorso e affidamento al medico curante, che aveva chiesto nella mattinata precedente l’intervento di una struttura ospedaliera”.
“15 ore, 81 anni, con febbre, senza acqua, cibo, la coperta con cui è uscito di casa e senza vedere nessuno – conclude -. Per riportarlo a casa abbiamo dovuto chiamare una ambulanza a pagamento, perché diversamente dovevamo lanciarlo da una barella nel cofano dell’auto. Sapete benissimo quali saranno le conseguenze di tutto ciò, i danni da incompetenza vanno risarciti”.