Hanno chiesto di essere processati con il rito abbreviato gli 11 imputati, tra i quali l’ex comandante della Polizia locale di Sammichele di Bari Domenico D’Arcangelo e il pregiudicato del quartiere Japigia Giovanni Palermiti, coinvolti nel procedimento sul duplice agguato mafioso che il 24 settembre 2018 causò la morte di Walter Rafaschieri e il ferimento del fratello Alessandro. Dinanzi al gup del Tribunale di Bari Giuseppe Battista è iniziata oggi l’udienza preliminare.
Stando alle indagini della Squadra mobile, coordinate dal pm della Dda Fabio Buquicchio, D’Arcangelo avrebbe aiutato Giovanni Palermiti, figlio del boss Eugenio, tra gli esecutori materiali dell’omicidio, a costruire un alibi. Avrebbe cioè indotto una sua vigilessa a redigere un falso verbale di violazione al codice della strada, una multa per guida contromano, per attestare la presenza di Palermiti a Sammichele nel giorno e nell’ora del delitto. In cambio, D’Arcangelo avrebbe ricevuto un telefono Iphone del valore di 800 euro e una somma di denaro. Risponde di corruzione e falso con aggravante mafiosa.
La vigilessa, accusata di falso, ha chiesto di patteggiare la pena a 6 mesi di reclusione. D’Arcangelo, tuttora detenuto in carcere, oggi video-collegato in udienza dalla cella ha reso spontanee dichiarazioni confessando di aver fatto redigere una falsa multa e la corruzione, ma continuando a negare di essere consapevole che stesse aiutando il figlio di un boss a crearsi un alibi per un omicidio di mafia. Il Comune di Sammichele di Bari si è costituito parte civile. Si tornerà in aula il 5 luglio per le richieste di condanna.