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Vergogna a Parco Rossani, 24enne picchiato perde un occhio. L’aggressore: “Negro torna al tuo paese o ti uccido”

3 Maggio 2022
– Autore: Raffaele Caruso
3 Maggio 2022
– Autore: Raffaele Caruso

Emergono nuovi dettagli sull’aggressione a Parco Rossani dello scorso 5 aprile, dove un 24enne è stato colpito da numerosi calci e pugni all’altezza del volto, riportando la perdita della funzionalità di un occhio.

Il presunto aggressore, un 19enne, è stato arrestato dalla Polizia grazie alle immagini dei circuiti di videosorveglianza, al monitoraggio dei profili social delle persone coinvolte e dopo aver ascoltato alcune testimonianze.

L’aggressione sarebbe scaturita per futili motivi, ma al giovane è stata anche contestata l’aggravante dell’odio razziale contro la sua vittima. Lo avrebbe “denigrato per il colore della pelle – si legge negli atti – e minacciato con espressioni del tipo meglio che te ne vai negro e devi andare via sporco negro, altrimenti ti uccido, alzando la voce e umiliandolo dinanzi ai suoi amici”.

Secondo la gip del Tribunale di Bari, Anna Perrelli, “sussiste l’aggravante dell’odio razziale perché tutta la dinamica dei fatti consente di affermare che l’immotivata aggressione al 24enne, prima spintonato, poi guardato con disprezzo e successivamente anche nel corso del pestaggio appellato come negro, è espressione chiara di un sentimento di discriminazione e disprezzo razziale”.

“Sentimento – scrive la gip – non solo esplicitamente manifestato, ma evidentemente condiviso anche da alcuni appartenenti al gruppo”. L’episodio sarebbe avvenuto infatti alla presenza di altri giovani, due amici della vittima e alcune ragazze che erano in compagnia del 19enne, alcune delle quali avrebbero “cercato di fermarlo, altre si sarebbero unite agli insulti, dicendo `vattene da qui negro, vattene al paese tuo”.

Il 19enne avrebbe prima guardato “insistentemente e in malo modo” la vittima, poi l’avrebbe minacciata e insultata prima di colpirla con un primo pugno facendola cadere a terra e poi continuando a picchiarla con pugni e calci. La giudice evidenzia la “gravità dei fatti commessi in un luogo pubblico, alla presenza di minori davanti ai quali il gesto doveva avere anche valenza dimostrativa circa la superiorità dell’agente e della razza di appartenenza”.