Un operaio di 43 anni è stato arrestato per atti persecutori e danneggiamento nei confronti della ex in un comune a Sud di Bari. Come si legge nella ricostruzione del Corriere del Mezzogiorno l’uomo, dopo la fine della relazione, avrebbe distrutto il portone della sua palazzina con una mazza da baseball, incendiato la sua auto due volte, oltre a diverse aggressioni fisiche, offese e minacce di morte. Si sarebbe presentato anche in un’occasione da lei con una sciabola.
“Sei già morta tu, tua figlia e tutta la tua famiglia”, le parole pronunciate nei confronti della donna. Ma non solo, perché “in più occasioni le ripeteva di avere a casa un colpo di pistola con inciso il suo nome e che lo avrebbe utilizzato per ucciderla”.
La donna ha presentato denuncia dopo essere stata picchiata anche con calci, pugni e schiaffi. Aggressioni fisiche e violenza psicologica che avevano alterato le abitudini di vita della vittima, spesso “costretta a nascondersi in casa per la paura di incontrarlo”.
Il 43enne è finito in carcere per “la personalità violenta, inabile a controllare gli impulsi aggressivi e potenzialmente capace anche di gravi reati contro la persona”, già sottoposto all’interrogatorio di garanzia il 3 maggio non ha però risposto alle domande del giudice.
“Ha iniziato a minacciarmi di morte, è venuto a casa con una sciabola tipo giapponese, strillava dicendo che mi avrebbe tagliato la testa. Poi suonava ininterrottamente al citofono mentre ero in casa con il mio compagno, il quale in quella occasione scoprì che avevo avuto una relazione con lui – la testimonianza della vittima ai Carabinieri -. Poi andò via e poco dopo la mia auto fu parzialmente incendiata. Da allora non ho avuto più pace. Innumerevoli messaggi whatsapp con minacce di morte”.
“Preoccupata di essere uccisa”, la donna ha avuto una seconda relazione con lui prima di lasciarlo di nuovo. “Un pomeriggio nell’autunno del 2021 mi affacciai al balconcino di casa e lo vidi sullo scooter. Impugnava una pistola scura e quando mi vide la puntò verso di me e disse che mi avrebbe sparato”. Un racconto “puntuale, costante, preciso, dettagliato e coerente con le ulteriori acquisizioni fatte dalla polizia giudiziaria”, secondo gli inquirenti come certificato anche dalla successiva perquisizione domiciliare dove i carabinieri hanno infatti sequestrato una pistola e una mazza da baseball.