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Puglia, turismo senza personale. Cgil denuncia: “Sfruttamento e bassi salari serve confronto serio”

16 Maggio 2022
– Autore: Raffaele Caruso
16 Maggio 2022
– Autore: Raffaele Caruso

“Ci risiamo, si avvicina l’estate e ricominciano le denunce degli imprenditori circa la difficoltà di reperire manodopera nel settore del turismo e dei servizi connessi piuttosto che in agricoltura, con tanto di titoli di giornali e attacchi della politica a una misura come il Reddito di cittadinanza causa di tutti i mali. Lasciateci dire che si tratta di un accanimento quasi patologico nei confronti dei poveri. La colpa, lo dicono i numeri, è in primis di sfruttamento, sommerso e bassi salari”.

Inizia così la denuncia del segretario generale della Cgil Puglia, Pino Gesmundo, su quello che è diventato un must del dibattito economico e politico, nazionale e pugliese, a ridosso dell’inizio della stagione turistica e dei grandi raccolti.

“Quel che avviene nel settore agroalimentare è sotto gli occhi di tutti. Caporalato, cottimo, sfruttamento, lavoro nero, lavoratori stranieri costretti a ricoveri di fortuna che mettono a rischio salute e sicurezza – spiega -. Non c’è poi alcun riconoscimento professionale: dei 437mila rapporti di lavoro attivati tra agricoltura, silvicoltura e pesca in Puglia nel 2021, 348mila hanno avuto durata inferiore ai 30 giorni, e oltre 402mila sono stati inquadrati come operai non specializzati. Come può essere attrattivo un comparto così caratterizzato per i giovani ad esempio? Se guardiamo al turismo invece parliamo di un settore che presenta percentuali di irregolarità in materia contrattuale e previdenziale nel 60-70 per cento delle imprese ispezionate. Un comparto fondamentale per la nostra economia che a fronte di 52mila imprese della filiera occupa meno di 150mila lavoratori, una media di 3 per ogni attività. Quanto è credibile questo dato?”.

Quanto al precariato, “nel 2021 i contratti di lavoro attivati nei settori alberghi e ristoranti sono stati 1562.306 e di questi il 95 per cento era a termine, stagionale. E dei 140mila rapporti cessati lo scorso anno ben 64mila ha avuto durata inferiore ai 30 giorni- continua -. C’è un problema di sussistenza che spinge probabilmente anche chi ha già avuto esperienze nel settore a orientarsi verso altri lavori”.

La Cgil Puglia ha lanciato lo scorso anno uno sportello virtuale dedicato ai lavoratori del turismo, “e le denunce che ci sono arrivate – ricorda Gesmundo – parlano di turni massacranti molto oltre le ore da contratto, di mancato rispetto dei riposi, di non corretto inquadramento anche a fronte di mansioni specializzate e tanto, tantissimo lavoro nero. Se questo è lo spaccato come si fa a far crescere un settore dove le professionalità sono elemento di soddisfazione fondamentale nella percezione del turista sulla qualità dei servizi e della vacanza”.

Quanto al Reddito di cittadinanza, “la politica la smetta di rincorrere il consenso attaccando la parte più fragile della nostra società. Prima di tutto va dimensionato il fenomeno: in Puglia i nuclei famigliari destinatari della misura sono stati lo scorso anno 143.195 per 346.240 persone coinvolte, numero in cui rientrano tantissimi minori. L’assegno medio percepito è di 579 euro, una somma con la quale al massimo si sopravvive e per la quale nessuno rinuncerebbe a un contratto regolare che garantisce mensilmente più del doppio del reddito”.

“Quel che non comprende il sindacato – afferma Gesmundo – è perché non c’è mai una disponibilità ad affrontare il tema delle professionalità ai tavoli istituzionali. Se sussiste una componente di mismatch legata a mancanza di preparazione nel turismo ad esempio, confrontiamoci su quali interventi sul sistema dell’istruzione e della formazione. O perché, nel caso del settore agricolo, le imprese non sono disposte a confrontarsi sul potenziamento dei Centri per l’impiego per favorire un incontro legale tra domanda e offerta di lavoro? Parliamo di settori che vivono anche di ingenti finanziamenti pubblici legati ai fondi comunitari. Noi siamo pronti a fare la nostra parte, a sottoscrivere accordi, ma qualsiasi confronto non può che partire dalla buona occupazione e dal rispetto dei contratti”.