Giuseppe Rizzi, l’oncologo barese in servizio all’Istituto Tumori Giovanni Paolo ii arrestato per aver indotto alcuni malati a pagare una terapia gratuita, ha chiesto il dissequestro di una parte dei 3 milioni di euro che gli erano stati bloccati durante l’indagine.
Il dissequestro, stando a quanto si apprende su Repubblica, è per risarcire le persone che si sono costituite parte civile per evitare di dover aspettare la conclusione del processo penale. Lo deciderà il giudice Francesco Rinaldi entro metà luglio.
I reati che pendono sulla testa dell’oncologo sono concussione aggravata e truffa. Grazie alla denuncia di Alberto Gaggiotti, figlio di un paziente costretto negli anni a versare 127mila euro tra iniezioni del farmaco salvavita, 900 euro a fiala, e visite dai 400 ai 700 euro. Insieme a lui in aula anche i familiari di altri pazienti truffati.
Ad aiutare l’oncologo, da un anno ai domiciliari, la compagna Mariantonietta Sancipriani, anche lei finita sotto processo. A distanza di un anno si è aperta l’udienza preliminare, con la richiesta di rito abbreviato da parte dell’imputato e la costituzione dei familiari di una decina di vittime. Costituito anche l’Istituto oncologico, che chiederà un cospicuo risarcimento per il danno d’immagine che è stato causato dall’ormai ex dipendente.