Con l’avvento dei social network sono nati i leoni da tastiera, piccoli esseri che credono di essere forti scrivendo ingiurie, calunnie e tanto altro ancora, nascondendosi dietro uno schermo e, cosa ancora più vile, dietro un nome falso. Chi lavora sui social sa cosa significa vedere commenti poco felici da persone che sono brave a sentenziare. Lo sanno bene anche i personaggi pubblici che sulle loro bacheche devono fare i conti anche con chi decide di calunniare senza ritegno. È ciò che è accaduto al sindaco di Cellamare, Gianluca Vurchio.
Nel lontano 19 settembre del 2021 un concittadino scrisse: “chi guida il paesello si è fatto in meno di un anno la villa con piscina, il parco pubblico ad personam, e le famiglie che si contendono la gestione della cosa pubblica stanno diventando centri di potere che sono l’anticamere di centri mafiosi. Questo non è un paese tranquillo, anzi”. Dopo il commento il primo cittadino deciso di denunciarlo per diffamazione a mezzo social.
Il giudice delle indagini preliminari del Tribunale di Bari ha ritenuto che le dichiarazioni fossero pesanti e che il commentatore doveva essere condannato a pagare 500 euro di multa. L’importo non è elevato, ma serve in parte a far capire ai leoni da tastiera che le parole devono essere sempre misurate e che prima di puntare il dito bisogna avere la certezza di ciò che si dice.
Vurchio, ricevuta la sentenza, ha deciso di pubblicarla sui social. ““Non ho piacere nel pubblicare queste foto. Ma serve farlo. Serve per far comprendere a noi tutti che sui social non si può pensare di offendere in forma gratuita e di poter fare (e scrivere) esattamente quello che si vuole, “vomitando” qualsivoglia affermazione priva di ogni rispetto e lesiva della personalità altrui oltre che dell’immagine perché, anche qui, si è chiamati nel seguire delle regole basilari di civiltà, oltre che a quelle del rispetto della persona, prima di tutto, e poi dei ruoli e delle istituzioni. Ma così, con qualcuno, non è stato nel settembre del 2021 ed oggi, quel qualcuno, viene condannato dal Tribunale di Bari, alla pena di 500 euro di ammenda. Io sono dispiaciuto, credetemi – ha concluso il sindaco di Cellamare -, ma il rispetto ed i principi della buona educazione vengono prima di ogni cosa. Rispettiamoci sempre”.