“Mio figlio non lo riavrò più, ma la mia battaglia è per gli altri che non possono decidere di togliersi la vita a causa dei sopprusi che subiscono”. Rosanna, la mamma di Umberto Paolillo, l’agente penitenziario suicida, vuole risposte e la sua lotta continuerà finché non avrà più le forze per farlo.
A marzo era stata inviata una pec al Ministero della Giustizia affinché il ministro Marta Cartabia potesse disporre un sopralluogo e una verifica presso il carcere di Turi, luogo in cui Umberto, secondo anche il racconto di alcuni suoi colleghi, era vessato psicologicamente.
Data la mancata risposta, Rosanna ha inviato una raccomandata. “Non credo arriverà mai e tanto meno sarà letta dal ministro. Questa storia non può passare inosservata. Chiedo ai senatori e ai ministri pugliesi di accogliere il mio appello e di portare all’attenzione del Ministro Cartabia ciò che hanno fatto a mio figlio. A 81 anni merito di avere risposte prima di morire”.