“Oggi vi racconto la mia esperienza lavorativa, durata 11 giorni. È di attualità il tema sulla disoccupazione giovanile, spesso legata allo sfruttamento. Ho vissuto, sulla mia pelle, l’ennesima conferma, come si sente in tv, che questo fenomeno non dipende dalla mancata voglia di lavorare da parte di noi giovani, ma dalla voglia di sfruttamento da parte dei datori di lavoro. Per 11 giorni ho lavorato, 4 ore al giorno per un totale di 44 ore, in uno studio commercialista di Bari”.
Inizia così la denuncia sui social di una giovane ragazza barese di 22 anni. “Ero carica ed entusiasta, pronta a mettere qualche soldo da parte per togliermi qualche sfizio in più, mentre concludevo comunque i miei studi di lingue all’università di Bari. Questo nonostante la distanza di 35 chilometri da casa, da Molfetta a Bari Poggiofranco – si legge nel post -. Mi parlano di circa 1000 euro al mese ma di dover fare una settimana di prova. Mi prolungano questa settimana a due settimane, accetto, proprio perché il lavoro iniziava ad interessarmi”.
“Oggi, al termine delle due settimane di prova, la segretaria mi riferisce che mi faranno sapere tra 15 giorni consegnandomi una busta, contenente 100 euro.
Una prova retribuita ben 2,27 euro l’ora – racconta -. Non mi sorprendo delle cifre vergognose che permettono a qualcosa che ha tutte le sembianze dell’abuso di essere chiamato lavoro, sebbene non sia regolato da alcuna tutela. Mi sorprendo che in Italia i diritti dei lavoratori siano scarsamente tutelati e che questa non sia una stravagante novità”.
“E, come sempre, ad averci la peggio siamo noi ragazzi, vittime dello sfruttamento e della disoccupazione giovanile che in Italia pare irrimediabile – conclude -. La domanda è: da che parte è lo Stato in tutto questo?”.