La storia senza fine di mamma Francesca e della sua lotta nel tentativo di vedersi riaffidare sua figlia ormai ventenne, anche con i limiti previsti dalla legge. Il giudice tutelare aveva previsto che oggi, giorno del suo compleanno, Anita potesse chiamare la mamma, invece neanche oggi è stato possibile. Nessuna risposta alla comunicazione dell’avvocato della donna, Sara Fiorino, è arrivata dall’assistente sociale e dalla tutrice della ragazza disabile. “Mi vendo l’anima al diavolo se necessario – tuona la mamma sconsolata – sono disposta a tutto, non voglio soldi, non voglio niente, voglio solo potermi occupare di Anita e delle sue tremila necessità”.
I provvedimenti del magistrato restano spesso inascoltati. La preoccupazione di Francesca è che questo atteggiamento possa demotivare Anita e affievolire i sentimenti nei suoi confronti. Al netto delle preoccupazioni della tutrice, su segnalazione del padre alla quale la ragazza è stata temporaneamente affidata e dell’assistente sociale, è quella che le telefonate con la mamma possano destabilizzare la ragazza. Ad ascoltarle quelle chiamate, però, tutto sembra meno che Anita non provi verso sua mamma un sentimento autentico. “Mi dicessero una volta per tutte se Anita ha o meno una mamma – continua mamma Francesca – perché se continuano in questo modo, dandomi il contentino ogni tanto arriverà il momento in cui me l’andrò a riprendere”.