“Porto all’attenzione di tutti, con l’ausilio della rete, un comportamento dannoso dal punto di vista morale, sentimentale e affettivo che l’ospedale Di Venere ha messo in atto nei confronti della mia famiglia”.
Inizia così il post pubblicato su Facebook da uno dei parenti di Vito Guerra, detto Piripicchio, scomparso all’età di 78 anni mercoledì. Ieri si sono celebrati i suoi funerali a Carbonara.
“È stata una persona che ha donato parte del suo tempo in questa terra agli altri, attraverso la generosità e l’allegria che lo ha sempre accompagnato – si legge nel post -. Il suo ricovero nel reparto di Nefrologia Covid, pur non essendo positivo al virus, è stato disposto per mancanza di posti in qualsiasi altra struttura ospedaliera ed è stato lungo quattro giorni, durante il quale tutti i familiari, tra cui moglie, figli e nipoti, hanno ripetutamente chiesto la possibilità di vederlo e salutarlo, vista la sua imminente scomparsa, frutto di una grave malattia”.
“Nonostante le nostre insistenze per poterlo visitare, ancora in vita e consapevole, il personale medico del reparto ha sempre negato l’accesso, senza una motivazione reale e plausibile – continua -. Il fatto che era ricoverato in un reparto Covid, ormai dismesso e senza pazienti presenti, non è una motivazione realistica. Sta di fatto che il nostro caro è mancato il 17 agosto, da solo, senza aver potuto rivedere i suoi cari e senza poter salutare nessuno. Il paese di Carbonara, come anche tutta la provincia di Bari, perde una persona che si è speso nella diffusione della cultura popolare Pugliese, del nostro dialetto e delle nostre tradizioni! Il fatto che la sua fine è stata così tragicamente imposta dal personale ospedaliero lascia un profondo sgomento nel cuore di tutti noi. Auspico che i suddetti comportamenti non verranno riproposti anche nei confronti di altri pazienti e che vengano prese le misure necessarie”.