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Fine Vita, legge regionale bocciata in Puglia: lo sdegno di Marco Cappato

5 Ottobre 2022
– Autore: Redazione Quinto Potere
5 Ottobre 2022
– Autore: Redazione Quinto Potere

“La legge regionale per l’aiuto medico a morire è stata bocciata. In una regione in mano alla destra? No: in Puglia”. Lo scrive su Facebook Marco Cappato, tesoriere dell’associazione Luca Coscioni, che si batte per l’introduzione della legge sul fine vita in Italia, commentando quanto accaduto in Consiglio Regionale. Sul caso interviene anche l gruppo di maggioranza del M5S dopo il Consiglio regionale in cui è stata bocciata la proposta di legge sul fine vita. “Non può essere una singola Regione a legiferare su una materia così delicata come quella del ‘fine vita’. Siamo assolutamente consapevoli che in Italia ci sia un vuoto normativo sulla questione che deve essere colmato, ma a farlo deve essere il legislatore nazionale, il solo competente a legiferare su questa materia. Abbiamo votato contro la proposta di legge sul fine vita presentata, perché riteniamo che la stessa sconti concreti profili di incostituzionalità. In commissione ci eravamo astenuti perché auspicavamo che in aula ci venissero chiariti i profili di incostituzionalità della PdL sui quali abbiamo posto l’attenzione, ma così non è stato e invece di dare vita a un dibattito costruttivo (anche da punto di vista giuridico) si è preferito trasformare l’esame della proposta nell’ennesima occasione per esibirsi in aula”.

“La sentenza della Corte Costituzionale integralmente richiamata proprio nella relazione della proposta di legge – continuano i pentastellati – interviene solo in ambito penale (reato di cui all’art. 580 c.p.). La proposta di fatto ha provato ad anticipare il contenuto della futura disciplina statale, peraltro invocata dalla stessa Corte, proprio sul presupposto che si tratta di una materia di competenza legislativa esclusiva dello Stato. La natura additiva della sentenza della Corte non è un invito alle Regioni a legiferare sulla materia, ma ai giudici, nell’attesa della norma nazionale, ad applicare direttamente le integrazioni normative nell’eventuale procedimento penale per il reato di aiuto/agevolazione materiale al suicidio, per poter riconoscere al suo autore la causa di non punibilità prevista dalla sentenza. La Corte di certo non ha detto (né avrebbe mai potuto) che le Regioni debbano legiferare singolarmente sul tema, e ciò in quanto il trattamento deve essere uniforme su tutto il territorio nazionale. Tesi ribadita anche dal costituzionalista audito in Commissione che, al pari dei giuristi con i quali è stato aperto un costruttivo confronto, aveva manifestato più di una perplessità sulla proposta sotto il profilo della incostituzionalità della stessa. In questa delicata materia non vi è ‘giusto’ ed il ‘non giusto’, ma ciò che si può fare e ciò che invece è contrario alla nostra Carta Costituzionale ed in tal senso si è espresso il voto responsabile in Consiglio”.