“Circa un mese fa il SAPPE, sindacato autonomo polizia penitenziaria, dopo averle provate tutte per attirare l’attenzione dell’amministrazione penitenziaria (sit in, scioperi della fame, incatenati, bruciato i tesserini) presentò un esposto alla Procura della Repubblica del capoluogo Jonico in cui rappresentava con documenti e numeri, la grave situazione del carcere di Taranto. Nell’esposto c’erano dati inequivocabili sulle responsabilità politiche e del DAP sui gravi fatti accaduti e che accadono nel penitenziario di Taranto che se non contrastati adeguatamente, potrebbero creare situazioni più pericolose con problemi anche all’ordine ed alla Sicurezza pubblica. Purtroppo da allora il silenzio totale mentre la violenza e la prepotenza dilaga sempre di più nel carcere di Taranto da parte dei detenuti che hanno preso atto della debolezza delle Istituzioni che hanno colpevolmente abbandonato al loro destino un manipolo di poliziotti coraggiosi che, non si arrende e continua a combattere per contrastare la violenza dei detenuti e far rispettare le leggi dello stato”.
Inizia così il comunicato del SAPPE, il sindacato autonomo polizia penitenziaria. “Ultimo episodio in ordine di tempo è avvenuto l’altra sera in cui una decina detenuti armati di bastoni ricavati dai tavoli utilizzati per mangiare, hanno sfondato il cancello che chiude il reparto detentivo per spostarsi nell’altra reparto al fine di guerreggiare con altri detenuti di fazioni diverse, sia per saldare conti in sospeso che per far capire chi comanda – si legge nella nota -. Fortunatamente il poliziotto addetto è riuscito prontamente a chiudere altri cancelli di sbarramento evitando così la tragedia. Qualche giorno fa altri detenuti hanno cercato di strappare le chiavi delle stanze al poliziotto in servizio per poter uscire in massa nei corridoi, al fine di spostarsi negli altri reparti detentivi sempre per lottare tra di loro, anche in quel caso l’eroico intervento riuscì a resistere (riportando danni alla mano) evitando così la tragedia. E che dire della violenta lite dei giorni scorsi che ha richiesto l’intervento di numerose ambulanze dopo che i detenuti si erano affrontati e picchiati. Potremmo continuare a parlare delle decine di episodi di violenza che di giorno e di notte avvengono nel penitenziario Tarantino tra l’indifferenza di chi dovrebbe garantire ai poliziotti di poter lavorare in condizione di sicurezza e nel rispetto di quei diritti sanciti dalla costituzione, nonché assicurare protezione ai detenuti più deboli che in più occasioni verrebbero vessati dai più violenti, i quali il più delle volte non verrebbero nemmeno puniti adeguatamente. Come pure il ritrovamento di telefonini(tre) dell’altra sera durante una perquisizione nel reparto dei detenuti alta sicurezza, non fa nemmeno più notizia. Peraltro come è possibile gestire un carcere che doveva ospitare 310 detenuti, mentre oggi ne contiene 780, senza che sia stato aggiunto un solo poliziotto all’organico previsto per gestire 310 detenuti? Abbiamo notizia che non si contano più le numerose comunicazioni disperate che i vertici del Carcere di Taranto trasmettono in continuazione ai responsabili regionali e nazionali dell’amministrazione penitenziaria rappresentando la gravità della situazione che in mancanza di interventi concreti, potrebbe causare una strage di detenuti e poliziotti così come avviene nelle carceri dei paesi non democratici”.
“In più occasioni abbiamo chiesto un incontro e poi un intervento del Prefetto di Taranto che non c’è stato, poiché sembra siano bastate le assicurazioni del responsabile regionale dell’amministrazione penitenziaria che avrebbe descritto una situazione gestibile, cosa che non è vera; nemmeno il sindaco di Taranto ha ritenuto di accogliere il nostro appello come pure i rappresentanti politici regionali e nazionali, che si recano nel carcere soprattutto per fare passerella. A questo punto avendo pure richiesto l’intervento della magistratura che purtroppo ad oggi non c’è stato, non rimane che pregare affinché la polveriera non esploda con effetti devastanti anche per il territorio ed i suoi cittadini come è avvenuto due anni fa a Foggia – conclude il sindacato -. Però sia chiaro che in caso di eventi drammatici (può scapparci il morto), il SAPPE vigilerà affinché ancora una volta le responsabilità non vengano scaricate sui vertici del Carcere e sui poliziotti, ma avranno nomi e cognomi ben precisi a partire dal provveditore regionale, dal Capo del DAP, da quelli che a Roma movimentano i poliziotti e detenuti, nonché dai responsabili politici del ministero della giustizia, che ben conoscono la situazione di Taranto e nulla ha fatto per rimediare”.