“Non è facile condensare tre anni di lavoro in poche righe. Lavoro, sì. Perché contrariamente a quanto la stampa ha detto di noi, in questi tre anni abbiamo lavorato senza sosta, perfino durante la pandemia, scontrandoci con la diffidenza delle persone e delle aziende. Noi saremmo dovuti essere il punto di raccordo tra la pubblica amministrazione, gli attori locali legati al mondo del lavoro e della formazione e soprattutto i lavoratori. Poi siamo entrati nei centri per l’impiego di tutta Italia e siamo stati calati nella realtà dei PC obsoleti, della mancanza delle più banali suppellettili da ufficio, dei gestionali regionali arcaici e, dunque, siamo i primi a riconoscere tutte le criticità del reddito di cittadinanza perché da tre anni è il nostro pane quotidiano, siamo i primi ad avere idee concrete su come migliorarlo visto che ogni giorno ci scontriamo con i buchi e le storture della legge e con le storie dei nostri beneficiari”.
Inizia così la lettera dei navigator pugliesi all’Assessore regionale alla Formazione, alle Politiche per il Lavoro e al Diritto allo Studio della Regione Puglia, Sebastiano Leo. “Il reddito di cittadinanza ha fallito nel suo intento di reinserimento lavorativo? Questo non è del tutto vero, basta guardare i dati della Corte dei Conti che certificano il nostro operato, in uno dei periodi più duri per l’economia italiana. Però non ha certamente espresso neanche un decimo del suo potenziale, soprattutto per quanto riguarda le politiche attive del lavoro – spiegano -. Non si possono bollare i navigator come l’emblema del fallimento del RDC. Il reddito di cittadinanza si è scontrato con i decreti attuativi arrivati dopo anni, con le maglie della burocrazia italiana sempre troppo poco efficiente, con l’ostracismo delle regioni. Noi siamo stati letteralmente l’ultima ruota del carro, sbeffeggiati, umiliati e derisi per il buffo nome che ci è stato affibbiato, tacciati di rubare lo stipendio quando invece abbiamo messo l’anima in questo lavoro, ma soprattutto ci abbiamo messo le competenze e il cuore. E abbiamo lavorato tanto, in silenzio e a testa bassa”.
“Per le motivazioni evidenziate, chiediamo dunque oggi, a tutti i livelli istituzionali nazionali e regionali, una presa di coscienza, un atto di responsabilità politica, in un momento di crisi che non ha colpito solo l’Italia, nei confronti di una categoria professionale colpevole solo di aver vinto una selezione pubblica estremamene politicizzata – conclude -. In concreto chiediamo che la Regione Puglia, come sempre in prima fila in questa battaglia, grazie all’impegno profuso dall’assessore Leo e dalla giunta Emiliano, indirizzi una lettera al Ministero del Lavoro chiedendo la proroga di 90 lavoratori pugliesi, garantendo la continuità occupazionale e l’inserimento nel programma nazionale GOL”.