“L’assessore Palese, che pure negli ultimi otto anni sembra l’unico a non dribblare i problemi della nostra sanità, si dice ottimista per i dati del monitoraggio del Ministero che dicono che la Puglia ha recuperato il 27% dei ricoveri chirurgici e il 46% della specialistica ambulatoriale programmati nel piano per le liste d’attesa. Peccato però che i cittadini in fila ai cup esultano meno. La sanità percepita in Puglia racconta un’altra storia. Ci riserviamo di approfondire i dati, ma restiamo convinti che le liste di attesa non solo post covid, ma anche precovid, richiedano molto di più di quanto programmato, per essere davvero abbattute”.
A dichiararlo è il presidente di Aiop Puglia, Potito Salatto. “Se i nostri amministratori, come ho sentito dire dall’assessore Palese in una intervista televisiva, pensano che le liste di attesa spariranno nel giro di sei mesi con la cancellazione del limite agli straordinari e alle prestazioni aggiuntive, fanno un errore di valutazione del problema mostrando un approccio riduttivo ad una questione complessa, che non tiene in nessun conto delle condizioni nelle quali i medici già oggi lavorano a causa della carenza cronica di personale e nessuna volontà di ripensare il sistema. Che è poi il vero nodo della questione – ha aggiunto -. Nel 2009 la sanità privata accreditata in Puglia aveva un fatturato globale di 320 milioni, oggi siamo a 280 dopo 14 anni, e nel frattempo sono cambiati gli ammalati, i bisogni di salute, le tecnologie. Io spero che nel primo incontro con il nuovo Governo la Regione Puglia e tutte le regioni del sud facciano valere le ragioni di una disparità di trattamento nella ripartizione dei fondi e faccia e proponga una volta per tutte di rivedere il fondo di riparto nazionale al fine di una più equa distribuzione delle risorse tra regioni del Nord e del Sud, la cancellazione dei tetti di spesa che permetterebbe al privato accreditato di offrire più prestazioni di quelle che i tetti limitano favorendo così la mobilità passiva e di allargare il numero delle specializzazioni incentivando quelle che non vuole fare più nessuno. Altrimenti continueremo a parlare di liste di attesa per i prossimi vent’anni”.