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Rsa e centri diurni pugliesi in crisi, l’appello dei sindacati al Governo: “Regione ci ignora la situazione è grave”

3 Novembre 2022
– Autore: Raffaele Caruso
3 Novembre 2022
– Autore: Raffaele Caruso

“Senatori e Onorevoli della Repubblica Italiana, dopo oramai un quinquennio che ha visto le scriventi Associazioni di Categoria che, unitamente, rappresentano la quasi totalità del sistema socio-sanitario di welfare in Puglia esperire qualsivoglia tentativo per garantire il rispetto degli artt. 30-34 del DPCM in oggetto (Livelli essenziali d’assistenza, mancata applicazione agli utenti pugliesi delle RSA e Centri Diurni) non possiamo oggi che prendere atto della volontà del governo regionale di negare ai cittadini pugliesi più svantaggiati le prestazioni minime che pur costituzionalmente dovrebbero essere garantite a tutti i cittadini italiani”. Inizia così il comunicato congiunto dei sindacati AGCI, AGESPI, AIOP, ANSDIPP, ASSOAP, CONFCOOPERATIVE SANITA’, FMPI, LEGACOOP. PUGLIA, UNEBA e WELFARE A LEVANTE.

“E’ noto, infatti, che gli artt. (30-34) del DPCM citato sono dedicati, rispettivamente: all’Assistenza sociosanitaria residenziale e semiresidenziale alle persone non autosufficienti e all’Assistenza sociosanitaria semiresidenziale e residenziale alle persone con disabilità – si legge -. La Regione Puglia, per adeguare la propria legislazione e normativa ha avviato nello stesso anno 2017 un lungo percorso di emanazione di leggi, regolamenti e atti amministrativi che, terminato un quinquennio, non ha condotto, ad oggi, al rispetto delle prestazioni minime da garantire uniformemente su tutto il territorio nazionale. Basti pensare, solo a buon esempio, che l’art. 30 del DPCM ha previsto che il costo delle prestazioni cd. estensive sia a totale carico del SSR. Tale previsione riguarda, tra le altre, tutte le persone affette da morbo d’alzheimer che nel decorso finale della malattia hanno un carico assistenziale di natura sanitaria del tutto assorbente rispetto alle prestazioni di natura sociale, ragion per cui l’utente non deve compartecipare alla tariffa/retta di soggiorno, a totale carico della Azienda sanitaria locale. Ebbene, ad oggi, in Puglia tutti coloro che si trovano in questa sfortunata situazione continuano a compartecipare alla retta di soggiorno in misura pari al 50% della stessa, contravvenendo al disposto normativo citato (art. 30 DPCM 12/01/17). Ma v’è di più, la Regione, per adeguare quantitativamente l’esiguo numero di posti letto/semiresidenziali in RSA e Centri Diurni, al minimo standard nazionale, ha adottato i regolamenti regionali nn. 4-5 nel gennaio del 2019, stabilendo un percorso di riconversione delle strutture esistenti e successivo accreditamento definitivo delle stesse, al fine di accedere alla prescritta contrattualizzazione con il SSR. Tali procedure, trascorsi oramai quasi 4 anni, hanno condotto alla contrattualizzazione di un esiguo numero di posti letto/semiresidenziali; non disponendo di numeri ufficiali (pur da tempo richiesti agli uffici competenti), ma dovendoci limitare alla lettura dei BURP, possiamo affermare che tale numero è certamente non superiore a 1.000 in tutto il territorio regionale. In alcune ASL le visite ispettive per il solo primo iter amministrativo (la conferma delle preesistenti autorizzazioni all’esercizio) non hanno ancora avuto inizio, trascorsi 20 mesi dall’incarico che la Regione ha conferito ai Dipartimenti di Prevenzione delle AASSLL. E’ di ogni evidenza che tale ritardo, pur dichiaratamente motivato dalla carenza di personale e da tutte le altre incombenze straordinarie dovute alla pandemia, non può oltremodo essere giustificato e giustificabile, venendo così meno il diritto costituzionale alla salute per i cittadini pugliesi non autosufficienti, anziani e disabili. Per le ragioni di cui innanzi, sinteticamente esposte, ci rivolgiamo ai massimi Rappresentanti del Popolo Italiano, recentemente eletti, affinché si facciano carico della grave situazione in cui versa il settore socio-sanitario pugliese, aggravata dai costi della crisi energetica che nelle previsioni più pessimistiche a breve non consentirà alle strutture di garantire la completa erogazione delle prestazioni socio-sanitarie, dovendo effettuare la scelta di pagare personale e fornitori o le bollette delle forniture elettriche e di riscaldamento. Chiediamo, pertanto, alle SS.LL. di promuovere ogni utile iniziativa atta a rimuovere la situazione di stallo che si è venuta a creare in Puglia, contribuendo, da un lato a ripristinare i diritti costituzionali alla salute che anche i cittadini pugliesi più svantaggiati meritano di ricevere e, dall’altro, la prosecuzione delle attività che le centinaia e centinaia di piccolissime e piccole aziende pugliesi erogano a loro, dignitosamente e con i pochi mezzi di cui dispongono”.