“Non hai paura quando affronti certe situazioni?”. È una delle domande più frequenti che mi vengono fatte. La risposta è sì, non ci sono dubbi. Guai a non averne, lo scivolone o peggio ancora l’aggressione non tarderebbero. L’ultimo episodio di grande tensione è successo in piazza Moro. C’è un parcheggiatore abusivo che ormai mi chiama per nome, come se il fatto che mi conosca possa rendere meno fastidioso l’atteggiamento con cui chiede soldi a chi ha già pagato il grattino, proprio davanti alla stazione centrale di Bari. Siamo tornati sul luogo in cui la settimana scorsa è stato arrestato un 42enne di origini marocchine. L’accusa? Manco a dirlo aver estorto denaro a una signora. La donna aveva parcheggiato l’auto per andare a prendere la figlia, che sarebbe arrivata col treno. In quello stesso spiazzo, a pochi metri dalla garitta della Polizia Locale, ci sono almeno un’altra mezza dozzina di parcheggiatori. La maggior parte degli automobilisti allunga l’euro “a piacere” per evitare danno o chissà che altro, ma quando l’abusivo è ubriaco marcio le cose possono degenerare da un momento all’altro. Stamattina il nostro “amico” ci ha presi a sputi in faccia, ha tentato di aggredirci pur non riuscendo neppure a mantenersi in piedi e ha tentato anche di sfasciare la telecamera. Per fortuna siamo riusciti a contenerlo fino all’arrivo di due poliziotti locali. Avvisata la pattuglia, però, non essendo stato beccato in flagranza, il parcheggiatore occasionale ha potuto guadagnare la libertà a pochi metri di distanza. Un amico lo ha portato lontano dai guai, calcolando che solo dieci giorni prima era stato accompagnato presso il Comando della Polizia Locale. Una specie di visita di cortesia perché qualche ora dopo, lui e i suoi colleghi, continuano a imperversare nella zona della stazione. Un sistema che di certo non aiuta chi sta di pattuglia per strada e sempre più spesso, per un comprensibile senso di frustrazione, gira la testa dall’altra parte. “Tanto tra qualche ora lo mettono fuori, ne vale la pena?”. La domanda è pertinente, così come la paura di chi non ha gli strumenti per difendersi da questi soggetti, molte volte ubriachi o sotto l’effetto di sostanze stupefacenti.
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- di: Raffaele Caruso
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