L’incredibile storia di Gino e della discendenza nobile dei Cavestro ha fatto il giro d’Italia. Siamo stati inondati di commenti e segnalazioni dopo la messa in onda del nostro servizio. Siamo così tornati da lui con una notizia bomba: esistono centinaia di Cavestro nel nostro Paese. Una rivelazione clamorosa che manderebbe ko chiunque, non Gino che incassa con onore il colpo. Anzi, rincara la dose con un altro racconto che lascia senza parole. “Ho fatto il militare di Marina per due anni – racconta -. Mi hanno mandato in Sicilia nella provincia di Siracusa, chi andava lì difficilmente poteva cambiare destinazione. Ci andai con tutte le buonissime intenzioni, mi accorsi però sul posto che o facevi l’agnello oppure dovevi essere un lupo. Di conseguenza sono diventato un lupo. Sono stato nominato capotavola, nonostante questo mi alternavo con gli altri a lavare i piatti. Un giorno c’era un gruppo di militari anziani, finiscono di mangiare e uno mi ordina di lavare i piatti. Rispondo che, oltre ad essere il capotavola, li avevo lavati proprio il giorno prima. Mi ribolliva dentro questa cosa, così andai faccia a faccia, lui non cambiò idea e così gli diedi due schiaffi in faccia. Andò a terra e pensai di averlo ucciso”.
“Tutti rimasero a bocca aperta, io mi girai e dissi che mi ero stancato e che da quel giorno avrei comandato io – continua Gino -. Mi iniziarono a chiamare il bandito di Palombaio perché andavo sempre a fare discussione e a botte. Conobbi una ragazza, anche suo padre e sua madre volevano mazzate. Volevano che lasciavo la loro figlia. Non avevo paura di nessuno all’epoca, ero anche un bel tipo piazzato”. Gino però non finisce mai di sorprendere. “Finì di fare il militare, mi congedai e attorno ai 30 anni mi trovavo qui in officina. Mi arrivava una cartolina ogni due tre mesi, dove mi veniva chiesto di presentarmi per controlli – spiega -. Poi mi arrivò una diversa dalle solite. All’epoca, nel porto di Taranto, furono presi due sommergibili russi e fui prescelto assieme ad altri per fare una missione in Russia. Mi dissero che visto il mio trascorso ero considerato all’altezza della missione. Il Governo annullò poi tutto, non saprei che fine avrei fatto”.