“La mia vita non esiste più. Finché non avrò giustizia non la smetterò”. Rosanna è determinata nel cercare risposte per capire cosa ha spinto suo figlio Umberto a togliersi la vita quasi due anni fa. Assistente capo della Polizia Penitenziaria del carcere di Turi ha deciso di porre fine alla sua vita fatta di soprusi e di maltrattamenti da parte di chi invece l’avrebbe dovuto tutelare. Proprio per questo Rosanna ha deciso di rimandare al mittente il commiato a nome di Umberto. “Spero che capiscano cosa hanno fatto a mio figlio. Sbeffeggiato e insultato sul luogo di lavoro. Io spero che i giudici capiscano tutto questo e possano dare la giusta punizione a chi ha spinto mio figlio a togliersi la vita. Mi hanno tolto la famiglia. Non è giusto vedere mio marito, un uomo di 90 anni, piangere da solo in camera. Umberto non può più parlare e per questo lo faccio io per lui”. Ed è proprio per questo che Rosanna, insieme all’avvocato Lieggi ha deciso di dare vita a un’associazione che spera di aiutare tante persone che come Umberto subiscono soprusi sul luogo di lavoro. “Dirittoevita.it è il sito sul quale potete chiedere aiuto. Non costa nulla e possiamo aiutarvi a indirizzarvi per trovare una soluzione ai vostri problemi. Voglio essere la mamma di chi si trova nelle condizioni in cui si è trovato mio figlio. Viglio giustizia e fin quando non l’avrò non mi fermerò”.
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- di: Raffaele Caruso
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