Un nesso tra l’infezione da legionella e la morte dei pazienti. Di questo si è discusso durante l’incidente probatorio davanti alla gip Luigia Lambriola in cui si dovrà decidere se la Procura eserciterà una azione penale o chiederà l’archiviazione per gli indagati accusati di omissione d’atti d’ufficio e morte come conseguenza di altro reato. A finire nei guai sono i dirigenti del Policlinico di Bari, il direttore generale Giovanni Migliore, l’ex direttrice sanitaria Matilde Carlucci, l’ex direttrice amministrativa Tiziana Dimatteo (oggi dg dell’Asl Bat), il vicedirettore sanitario Giuseppe Calabrese e il direttore dell’Area tecnica Claudio Forte. I quattro decessi sono avvenuti tra maggio 2018 e agosto 2020. L’incidente probatorio è stato fatto proprio per analizzare gli accertamenti svolti dai periti per verificare l’esistenza di un nesso fra l’infezione da legionella e la morte di quattro pazienti. Come hanno evidenziato gli esperti, per nessuno dei casi è stato effettuato l’esame colturale, l’unico che consente di stabilire una correlazione certa fra la legionella presente negli impianti idrici di alcuni reparti e quella nei liquidi biologici dei pazienti. I periti però ritengono che due dei pazienti sono deceduti a causa della legionella. Nonostante questo gli avvocati difensori battono sulla inesistenza di una evidenza scientifica che affermi che i decessi siano collegati a una legionellosi contratta in ospedale. Dopo quattro ore di udienza, gli atti sono stati restituiti ai pubblici ministeri che dovranno decidere se esercitare l’azione penale.
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- di: Raffaele Caruso
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