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Crac Popolare Bari, indagini in Vaticano: i soldi di San Pietro usati per comprare l’Albergo delle Nazioni

15 Dicembre 2022
– Autore: Redazione Quinto Potere
15 Dicembre 2022
– Autore: Redazione Quinto Potere

Per costruire l’Hotel Grande albergo delle Nazioni, l’unico 5 stelle di Bari, sono stati usati i soldi dell’Obolo di San Pietro, denaro raccolto dal Vaticano e destinato per opere di carità. Una operazione finanziaria strettamente legata allo scandalo finanziario della Popolare di Bari, precisamente al crac della Immobil Icon e Logistica Sud, società controllate dalla Maiora di Vito Fusillo. È questo quanto emerge dalla chiusura delle indagini della Procura di Bari che, secondo quanto si evince su Gazzetta, ha notificato gli avvisi a dieci persone. Il procuratore di Bari, Roberto Rossi, e il pm Lamberto Marazia hanno scoperto, grazie a una rogatoria internazionale, che l’albergo è finito in un fondo immobiliare chiamato San Nicola e che pare sia alimentato, tramite il fondo del Lussemburgo Athena, dai soldi di un conto svizzero del Papa. Tutto ciò è alla base del processo nei confronti del cardinale Angelo Becciu per la gestione dei soldi della segreteria di Stato. La questione si incrocia con la Popolare di Bari perché nel dicembre 2014 Athena ha acquistato per 9.1 milioni 26 quote del Fondo Tiziano, comparto San Nicola rilevandole da Immobil Icon e Imco. Le 26 quote, nel frattempo rivalutate, sono poi finite in un altro fondo Athena alimentato dai soldi del Vaticano. Il comparto San Nicola del fondo Tiziano, era stato costituito nel dicembre 2011 e grazie a un finanziamento da 33 milioni della Popolare di Bari, aveva acquistato l’hotel delle Nazioni dalla Maiora di Fusillo che a sua volta aveva rilevato e ristrutturato l’albergo con un mutuo della Popolare.  Quando poi nel 2014 Athena decide di rilevare le 26 quote di San Nicola, i bonifici in arrivo dal Lussemburgo vengono immediatamente girati da Immobil Icon e Imco alla capogruppo Maiora, che userà i soldi per rimborsare la Popolare. Poco dopo le due società falliscono. Per questo motivo la Procura di Bari ipotizza il concorso in bancarotta fraudolenta per Fusillo, Marco e Gianluca Jacobini, l’ex vicedirettore Gregorio Monachino, Nicola Loperfido, e Girolamo Stabile.