“Antonio hanno murato a Nanuccio, stiamo andando tutti sul posto per vedere cos’è successo”. Lascio tutto e salgo in macchina. In 20 minuti siamo in mezzo alla campagna nelle vicinanze della casa cantoniera. Durante il viaggio a tutta velocità mi tranquillizzo: Nanuccio non è rimasto dentro la struttura murata in tutta fretta per evitare complicazioni e responsabilità dopo la pubblicazione dei primi video. Fino a quel momento nessuno aveva fatto caso che Nanuccio abitasse l’edificio da circa 10 anni. Sul posto arrivano anche i fratelli di Nanuccio, attuale ed ex amministratori di sostegno, una mezza dozzina di gattare, il proprietario del terreno. Nessuno sa cosa ne sarà di Nanuccio, che intanto cammina parlando da solo. Ogni tanto si siede sull’erba e continua a dire frasi sconnesse in mezzo a lampi di apparente lucidità. Chiamo il Pronto intervento Sociale del Comune di Bari. Aspettiamo le due operatrici sulla complanare, poco distante dal cimitero di Torre a Mare. Il tempo passa. Non è possibile fare il colloquio perché Nanuccio è stanco. In mattinata si sono presentati “gli uomini col giubbotto e la scritta” per murare la casa cantoniera. Nessuno ha sentito l’esigenza di chiamare i Servizi Sociali per allertarli. Tutto alla chetichella. Nel frattempo alcune volontarie portano cibo e acqua. Anche questa volta Nanuccio vorrebbe dividere con i presenti ciò che ha. Dopo una lunga trattativa si convince a entrare nell’auto di una delle volontarie per andare a sporgere denuncia in una stazione dei Carabinieri. In mattinata il medico del Serd che segue Nanuccio ha richiesto una Unità di Valutazione Multidisciplinare per comprendere quale potesse essere la soluzione migliore. Non c’è tempo, proponiamo di accompagnare Nanuccio dove ci dicono, ma nulla, dalla Polizia Locale rispondono un paio di volte che non sanno che fare. Tocca a loro, no a quegli altri, non è vero agli altri ancora. A quel punto l’idea è quella di chiamare il 118, ma dalla Centrale sono chiari: non possono farlo salire con la forza e non è previsto l’intervento di nessun altro. La soluzione appare subito fallimentare. Nel frattempo Nanuccio perde la pazienza e se ne va. Chissà dove avrà dormito, se è ancora vivo, se ha mangiato. Dovranno occuparsene le autorità competenti. Sì, ma alla fine quali sono le autorità competenti? I tempi delle norme e della burocrazia non coincidono quasi mai con quelli delle esigenze umane, spesso di creature fragili o con seri problemi. A noi e alle volontarie non resta che metterci di nuovo sulle tracce di Nanuccio, con la speranza di non doverlo avere sulla coscienza.
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- di: Raffaele Caruso
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