“In questa comunicazione vi spieghiamo i veri motivi per cui stiamo tutti scappando via dal Comune di Bari. Siamo un gruppo (circa un centinaio) di istruttori amministrativi, esecutori e funzionari, giovani e meno giovani. Siamo economisti, avvocati, psicologi, informatici, educatori, assistenti sociali, ingegneri, architetti, ragionieri e tanti altri. Alcuni di noi parlano fino a cinque lingue straniere, altri sono avvezzi nel creare piattaforme informatiche, altri ancora scrivono articoli su riviste importanti. Tutti noi legati da un destino unico: il lavoro nella nostra città stupenda”. Inizia così la lunga lettera scritta dal Comitato anonimo per l’anti esodo dal Comune di Bari.
“Ricordiamo ancora quando ci arrivò quella comunicazione dall’ufficio assunzioni, ad alcuni con la vecchia raccomandata 20 anni fa ad altri, più recentemente, a mezzo e-mail. Quel sogno si avverava: l’ingresso nella P.A. Il Lavoro al Comune di Bari, la città più bella del sud Italia, la nostra amata Puglia. Ci brillavano gli occhi di felicità e ed il cuore batteva forte dalle aspettative! Tuttavia, nessuno di noi poteva sapere che dopo qualche tempo, saremmo finiti in un vortice di tristezza ed amarezza, Direttore Generale, Assessore al Lavoro, Direttore del Personale, Dirigenti tutti, Sindacati. Ognuno di voi continua a chiedersi perché questa emorragia di dipendenti. Eppure la risposta appare scontata: la colpa è nostra. Dei dipendenti. E’ sempre così. Questo poiché in un contesto così stratificato ed organizzato è più facile prendersela con i lavoratori che provare a fermarsi e riflettere cosa stia accadendo davvero. Quando studiamo per i concorsi, ci viene sottoposta alla prova orale anche quella psicoattitudinale. Per verificare la nostra idoneità alla mansione. In questo caso, vorremmo sottoporre noi questa stessa prova a voi referenti apicali dell’Ente: anziché sprecare risorse per cercare di capire chi si cela dietro questa tastiera (il nostro è un ultimo sfogo prima della FUGA), probabilmente sarebbe il caso di darci un pò di spazio e leggere queste righe, perché se siamo arrivati a tanto è solo perché voi non ci ascoltate. Mai. Quindi, l’unico modo per far sentire le nostre “voci” è usare la parola, onde evitare chissà quale sciagura disciplinare immotivata. Come per dire: oltre il danno, pure la beffa!!! Siamo l’ultima ruota del carro, siamo SEMPRE gli ultimi arrivati. Eppure, quando il Sindaco, il nostro amato Sindaco pubblicizza la bellissima Bari, dovrebbe ricordarsi che la macchina amministrativa è un fuoco di paglia senza le persone che ci lavorano e la mandano avanti. In questi anni abbiamo provato a dare il massimo ed in cambio, ci è pervenuto solo uno secco NO! Passando ai fatti, qui di seguito le motivazioni per cui stiamo fuggendo tutti via in massa. Alcuni lo hanno già fatto, altri ancora non hanno più vita sociale perché, dopo il lavoro, si chiudono in casa a studiare per cercare un’opportunità migliore, non in termini solo economici….ma di vivibilità. LAVORO AGILE:
QUESTO SCONOSCIUTO. Il Comune di Bari ha osannato di aver pubblicato da anni il regolamento sul lavoro agile. Di agile però, c’è poco o niente. Ma le cose come stanno davvero? Che questa Amministrazione non applica allo stesso modo l’istituto per tutti. Rispetto al mondo del lavoro privato, al Comune di Bari lo smart è a libera interpretazione del Dirigente. Come accade per i giudici nelle aule di tribunale. Ci spieghiamo meglio con un elementare esempio: SE FRANCESCA LAVORA ALLA RIP. TRIBUTI CHIEDE DI ACCEDERE AL LAVORO AGILE, IL DIRIGENTE LE RISPONDE CHE PUO’ ACCEDERE PER IL SOLO 20% A ROTAZIONE, PERCHE’ LA PRESTAZIONE DI LAVORO DEVE ESSERE GARANTITA PREVALENTEMENTE IN PRESENZA. Fin qui, nulla da ridire. E’ l’orientamento del Ministero della P.A. ed è corretto. Ciò che provoca perplessità è questo: SE FRANCESCA LAVORA ALLA RIP. TRIBUTI COMPOSTA AD ESEMPIO DA 50 DIPENDENTI, PER IL DIRIGENTE IL PRINCIPIO DI ROTAZIONE SIGNIFICA CHE FRANCESCA PUO’ ACCEDERE AL LAVORO AGILE SOLO UN MESE OGNI 50. POICHE’ SE HA LAVORATO IN AGILE A FEBBRAIO, DOVRA’ DARE SPAZIO A MARZO AL COLLEGA 2, AD APRILE AL COLLEGA 3 ETC… FINO AD ARRIVARE AL CINQUANTESIMO MESE DOVE FRANCESCA, CHE GIA’ SARA’ ANDATA A LAVORARE ALTROVE, POTRA’ SOTTOPORRE NUOVAMENTE LA SUA ISTANZA. Questo è ciò che accade al Comune di Bari. Per favore, non provate a smentirci. Perché questo gruppo corposo lavora in TUTTI gli uffici comunali ed ovviamente sappiamo tutto di tutti. Per giunta, solo in questo Ente locale le cose funzionano così. In altri Comuni, tutti hanno liberamente accesso al lavoro agile alternandosi in giorni diversi: lunedì Tizio, martedì Caio, mercoledì Sempronio e così via. Con fiducia e disponibilità. Diteci se tutto ciò è giusto, specie nei confronti di chi dal lavoro agile trarrebbe enormi benefici: madri, padri, pendolari, lavoratori con patologie etc… INOLTRE: ALCUNI DIRIGENTI NON LO CONCEDONO NEMMENO E SE CHIEDI PERCHE’ LA LORO RISPOSTE E’ SEMPLICE: PERCHE’ IO HO DECISO COSI’! QUANDO IL POTERE VIENE DISTORTO DAL SUO USO, DIVENTA PREPOTENZA. Ma che vi abbiamo fatto di male? CRESCITA PROFESSIONALE: UNA CHIMERA. Entriamo in questa Amministrazione consapevoli che la retribuzione non è fissata dal Comune ma dal CCNL. Lo accettiamo e siamo comunque felici. Siamo anche disposti a fare la c.d. “gavetta”, per investire nell’Ente….ma l’Ente in che modo investe nei lavoratori? Profili professionali assunti in un modo e messi a lavorare in uffici dove fanno tutt’altro. Risorse che, sin dal primo giorno di lavoro, restano senza un PC e senza una scrivania per settimane INTERE, a fissare il vuoto in mezzo ad un corridoio. A questo, aggiungiamo che il mondo delle Posizioni Organizzative è lo zoccolo duro di questo Comune: ormai abbiamo capito cosa bisogna fare per avere un incarico da P.O., ne siamo consapevoli ed abbiamo perso ogni speranza. Perciò, facciamo almeno del nostro meglio per lavorare in pace. Il problema è quando la POS, talvolta nemmeno laureata, pensa di sapere tutto. Bullizza i COLLEGHI .(noi ci chiamiamo così, perché per le POS fa fugo chiamarci collaboratori, manco fossimo dei maggiordomi). Il motivo è chiaro: se un dirigente accorto si dovesse rendere conto che, qualcuno di quei collaboratori fosse più preparato della sua PO., forse l’anno successivo potrebbe toglierle l’incarico. Ecco che si scatena un vortice di emozioni negative, arrivismo, contrasti e conflitti. Una lotta inutile che non porta a nulla, se non allo shock totale di chi invece, magari, vorrebbe solo imparare il mestiere. E crescere. Per non scrivere del fatto che alcune delle vostre fidate RO….tanto fidate non sono. Infatti se davanti elogiano di Direttori perché consentite loro di avere “grandi poteri” ed un riconoscimento economico, da dietro dipingono i primi con i peggiori degli appellativi e fanno di tutto per sabotare il loro lavoro e la loro credibilità. Eppure, un dato è costante: QUANDO ABBIAMO TENTATO DI PARLARNE, CI AVETE ZITTITO (DIRIGENTI). QUANDO ABBIAMO TENTATO DI METTERVI IN GUARDIA E DI FARVI UN GIRO NEI SINGOLI UFFICI, CI AVETE RISPOSTO CHE ERAVATE TROPPO IMPEGNATI. Quindi, anche in questo caso: la colpa è nostra! MOBILITA’ COMPENSATIVA INTERSCAMBIO – UN BUCO NERO: Il Comune di Bari, eccellenza del Sud Italia, encomiabile per tanti successi ottenuti rispetto agli enti locali del Nord preferisce perdere i dipendenti. In pratica questa Amministrazione, diversamente da enti più piccolini, non accetta la mobilità interscambio. Perché l’Amministrazione non vuole. Perché quando chiami l’ufficio personale per chiedere queste informazioni o avere aggiornamenti sulla domanda inviata, ti rispondono con un cortese: “la sua istanza è alla firma del Direttore”, per poi scoprire ovviamente che è stata rigettata. Quindi, se MARCO LAVORA A BARI E STEFANIA LAVORA A CHIETI E VORREBBERO SCAMBIARE IL PROPRIO POSTO DI LAVORO PERCHE’ MAGARI MARCO HA I GENITORI ANZIANI E MALATI, IL COMUNE DI BARI NEGA QUESTA FACOLTA’. QUINDI MARCO, CHE ORMAI HA CAPITO CHE IN QUESTO COMUNE LUI VALE MENO DI NULLA, SE NE VA COMUNQUE. STUDIA, FA UN ALTRO CONCORSO E SCAPPA. E L’AMMINISTRAZIONE POI SI LAMENTA CHE LA COLPA E’ NOSTRA. Siete sempre sicuri che siamo noi il problema? NOI VORREMMO RESTARE. MA CI AVETE SPENTO L’ENTUSIASMO. MANCANO DEI CONTROLLI MIRATI, DEGLI STRUMENTI DI INCENTIVAZIONE. IL RISPETTO DELLE PERSONE. Per una volta, siate dalla nostra parte. Quella di chi questo Ente lo ama davvero da tanti anni ma anche delle nuove leve, già stufe e demotivate. Che invece, vorrebbero mettere le radici e portare ancora più in alto questo bellissimo Comune. Fino a quando non farete nulla, noi continueremo ad abbandonarvi, voi farete altri concorsi. Certo. Tuttavia, permetteteci di svelarvi quest’ultima verità: La competenza, l’esperienza professionale e le ambizioni devono essere riconosciute. Voi desiderate avere i migliori dipendenti, sottoponendoci a prove concorsuali dure, per cosa? I tempi sono cambiati ed anche i nostri desiderata. Non sono capricci ma la legge del mercato del lavoro: andiamo dove possiamo stare meglio, dove possono gratificarci ed incentivarci a rimanere (anche se guadagniamo lo stesso o di meno)”.