“Le notizie diffuse da alcuni organi di stampa circa stipendi d’oro per 714 operai e 31 impiegati dell’Arif – l’Agenzia regionale per le attività irrigue e forestali – sono false e fuorvianti e offendo la dignità dei lavoratori che prestano la propria opera fondamentale per il territorio e le attività agro forestali”. È quanto afferma il segretario generale della Flai Cgil Puglia, Antonio Gagliardi, che ricorda come “i dipendenti sono inquadrati nei profili professionali previsti dal contratto del settore idraulico-forestale, avente natura giuridica privatistica”.
L’ARIF occupa poco più di mille dipendenti se si considerano anche i lavoratori con contratto pubblico, tutti a tempo indeterminato, e circa 350 operai stagionali di supporto alle attività istituzionali svolte dai 745 dipendenti del contratto privatistico. “Il contratto collettivo di lavoro oggetto di attacchi negli ultimi giorni – spiega la Flai Cgil pugliese – è tipico per gli addetti ai lavori di sistemazione idraulico-forestale e idraulico-agraria, ampiamente legittimato per essere utilizzato nell’ente strumentale la cui natura giuridica non confligge con le mansioni specificatamente necessarie sotto il profilo tecnico-operativo. Tanto più che, nella logica di un sistema integrato e coordinato, la Regione Puglia con la legge regionale n. 3 del 2010 si è dotata di uno strumento normativo per l’espletamento di attività tipiche come la lotta agli incendi boschivi, la difesa del suolo, la valorizzazione e utilizzazione delle biomasse agro-forestali e della biodiversità, del patrimonio vivaistico e, in generale, tutta la gestione ottimale degli ambiti forestali, nonché le attività irrigue che soddisfino le esigenze collettive in funzione delle colture in atto e dell’allevamento del bestiame, tutto nel rispetto del Piano di tutela delle acque”.
“Accusare questi lavoratori di essere dei privilegiati – aggiunge Gagliardi – perché percettori di uno stipendio mensile che, nella migliore delle ipotesi, non va oltre i 1.600 euro lordi che si traducono in circa 1200 euro netti: specie in una fase storica in cui bisognerebbe sostenere la crescita dei salari, è davvero vergognoso. Le indennità da nababbi di cui tanto si parla non sono altro che istituti contrattuali sottoscritti ai tavoli negoziali, dunque legittimati nella loro applicazione. Coloro i quali pensano che il transito di questa platea di “privilegiati” possa avvenire da un giorno all’altro dal contratto idraulico-forestale al contratto delle Funzioni Locali, vorremmo dare una notizia: evidentemente non hanno contezza del ruolo e delle funzioni fondamentali che determinate figure professionali svolgono in aderenza ai previsti compiti istituzionali, proprio grazie alla tipologia contrattuale che -ancora oggi- nel Paese non ha alternative. Allora ci chiediamo quale sia il vero obiettivo, quale sia il reale interesse”.
I sindacati di settore di Fai Cisl, Flai Cgil e Uila Uil, nelle scorse settimane hanno manifestato tutto il loro disappunto rispetto alle scelte determinate dall’organo legislativo di via Gentile contenute nella legge regionale n. 30 del 2022, che ha disposto il transito da un contratto all’altro a partire dal 1° gennaio 2023, protestando sotto la sede della Presidenza della Giunta regionale, con oltre 300 lavoratori in difesa del proprio salario contrattuale, la legittimità di un contratto collettivo nazionale, peraltro rinnovato a fine 2021 dopo 9 anni di vacanza e per scongiurare la potenziale penalizzazione degli aspetti previdenziali.
“Immaginare che tutti i lavoratori in forza all’ARIF – conclude Gagliardi – possano acquisire, peraltro senza alcuna base giuridica ed in barba al Testo Unico del Pubblico Impiego, inquadramenti contrattuali equivalenti aprirebbe scenari in grado di sconfessare le logiche poste alla base delle scelte strategiche che il legislatore regionale, in modo lungimirante, ha inteso compiere nel passato, senza considerare la generale inadeguatezza dei servizi indispensabili per la tutela e la salvaguardia del territorio, della risorsa acqua e delle produzioni agricole e ambientali regionali. Quella norma oggi è stata osservata dalla Presidenza del Consiglio dei ministri e dal MEF. Quella norma dovrà essere abrogata perché presenta profili di incostituzionalità. I detrattori se ne facciano una ragione”.