Matteo Ciavarella si è incatenato nei giorni scorsi davanti al palazzo della Presidenza della Regione Puglia in segno di protesta, chiedendo giustizia e di non essere abbandonato. Il dipendente del Consorzio di bonifica della Capitanata denunciò, con una serie di esposti inviati in Procura, nel 2015 e nel 2016 casi di assenteismo di circa 10 suoi colleghi, finiti poi a processo. Circa trenta gli episodi contestati. La Guardia di Finanza iniziò ad indagare installando videocamere, il Consorzio di Bonifica della Capitanata addebitò la responsabilità proprio al dipendente, licenziandolo in tronco per poi reintegrandolo. Da quel giorno, dopo aver smascherato i “furbetti del cartellino, l’ambiente di lavoro per lui è diventato infernale. L’uomo, assunto come custode degli impianti Palude grande e Palude Lauro che si affacciano sul lago di Lesina, denuncia di essere stato lasciato in totale solitudine dai colleghi, con turni di lavoro mai rispettati. Il processo che vede imputati i colleghi intanto sta andando in prescrizione e lui si ritrova ancora una volta solo. Da qui la scelta di protestare davanti alla Regione. Con lui anche i rappresentanti del Sifus e i familiari. “Le istituzioni hanno abbandonato mio padre. Tutto tace. Perché ci dicono di denunciare se lo Stato non esiste? Dovremmo essere tutelati, invece non è così”, spiega il figlio Michele.
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- di: Raffaele Caruso
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