Ci sono tanti punti da chiarire sull’evasione di Marco Raduano, il capomafia del Gargano che ha fatto perdere le sue tracce dopo essere riuscito a fuggire dal carcere di Badu ‘e Carros in Sardegna. Raduano, nonostante il suo passato, era trattato come un detenuto comune. Era riuscito anche ad ottenere un lavoro nella biblioteca del carcere, ma secondo alcuni esperti comportamentali, che hanno attribuito a Raduano il saper prevedere in anticipo le mosse dell’altro, lo avrebbe fatto solo perché la biblioteca si trova al piano più alto dell’istituto e quindi da lì avrebbe potuto vedere tutto. Tra le cose notate, anche il fatto che alle 16 una porzione del muro di cinta non era sorvegliata per carenza di personale. La cosa che fa riflettere ancora di più è il fatto che tra la biblioteca e la via di fuga ci fossero alcune porte ferrate. Non sono stati trovati segni, secondo quanto si evince su La Repubblica, e questo fa pensare che avesse le chiavi. Inoltre dopo essersi calato con le lenzuola legate una all’altra, di certo qualcun lo attendeva. Si pensa anche che sia stato aiutato dall’interno. Della sua fuga se ne sono accorti solo alle 19, due ore dopo. Adesso non si sa dove sia finito, se sia ancora in Sardegna o abbia preso altre destinazioni. Il procuratore di Bari, Roberto Rossi, ha alzato il livello di allerta a Foggia e sul Gargano, soprattutto a Vieste dove sono stati sparati fuochi d’artificio dopo l’evasione, anche se il sindaco ha sottolineato che si trattava dei festeggiamenti di un compleanno.