Un uomo sulla cinquantina interrompe un servizio e ci invita a seguirlo. Entriamo nel palazzo in cui vive, uno come tanti al quartiere Libertà di Bari. In fondo, oltre le scale per raggiungere i piani superiori della vecchia palazzina, ci sono due abitazioni. Da una di questa, la cui porta resta sempre aperta, si sente un odore nauseabondo. All’inizio è solo un’impressione, ma man mano che ci si avvicina ti prende allo stomaco. L’aria è irrespirabile. Sull’uscio della porta si sente un uomo. “Sto male, portatemi via di qua, sto male”. Scostata la tenda capiamo il motivo per cui quell’uomo ha interrotto le riprese del nostro servizio. Nella casetta, in condizioni drammatiche, vive Nicola, un’anziano di 71 anni. È seduto sul letto completamente fradicio della sua pipì, che ha impregnato anche il materasso. C’è pipì ovunque, anche per terra in cucina e nel bagno. Una sensazione di impotenza completa il quadro di quella tragica condizione. Da alcune fonti apprendiamo che i servizi sociali sono a conoscenza della situazione “solo” dal 5 febbraio scorso e che l’unico familiare intervenuto, la figlia dell’uomo, è in stretto contatto con loro. In un mese non si è riusciti a intervenire nell’unico modo possibile. Si aspetta che si liberi un posto in una struttura adeguata. C’è un serio problema nell’affrontare situazioni come queste. Purtroppo indigenti e persone con evidenti problemi aumentano costantemente. Nel frattempo Nicola è caduto già tre volte, è stato portato in ospedale, ma poi è sempre tornato a casa. Altre tre volte ha lasciato la bombola del gas aperta e solo per miracolo non è esplosa. Un vicino di casa informa i familiari, gli porta da mangiare e si preoccupa di andare a controllare se è ancora vivo. Il rischio che lo si trovi morto è elevatissimo, così come elevato è il rischio che possa essere un pericolo per gli inquilini dell’immobile. E non parliamo del solo cattivo odore o dei topi e degli scarafaggi. L’unica certezza è che Nicola non può state solo un altro giorno di più. Non giudichiamo in nessun modo i familiari o i singoli assistenti sociali, ma non possiamo che condannare un sistema inadeguato ad affrontare emergenze umane come questa. In Italia si fanno centinaia di cose in deroga, in egual modo si potrebbe dare a Nicola un’assistenza adeguata alle sue preoccupanti condizioni igieniche e di salute.
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- di: Raffaele Caruso
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