“Stanno gridando, non riesco a capire”. La Centrale Operativa del 118 allerta l’ambulanza più vicina al luogo della chiamata d’emergenza. Siamo a Bari, in via Crispi. In pochi minuti il mezzo di soccorso, un’ambulanza medicalizzata parte a sirene spiegate. Prima di arrivare all’indirizzo, però, l’ambulanza viene fermata dal parente della donna per la quale è stato chiesto l’intervento.
“È più di un’ora che sto chiamando la Centrale”, dice l’uomo, che poi rilancia rivolgendosi a uno dei membri dell’equipaggio: “La signora nel frattempo che chiamavo è morta, dammi il nome di chi ha risposto in Centrale, quello che mi ha detto che non fate miracoli”.
La situazione è tesissima, tant’è che le minacce si fanno sempre più pesanti e questa volta sono rivolte all’indirizzo dei quattro membri dell’equipaggio: “Vi sparo in testa a tutti, a voi e a quello che ha risposto al telefono”. L’ira del parente è visibile, sono diverse le persone che ascoltano. L’orologio segna più o meno le 13.30.
Sul posto, per evirare che tutto degenerasse, sono intervenuti anche i poliziotti. Questa volta si è evitata l’aggressione fisica come successo il giorni di Natale al quartiere Japigia, ma i limiti evidenti del sistema oltre al ricorso improprio al 118 stanno mettendo a rischio medici, infermieri, autisti e soccorritori inviati a rispondere alle chiamate di chi ha veramente bisogno di essere aiutato.