“Ho avuto paura di rivolgermi agli assistenti sociali perché il terrore è che possano allontanarmi dai miei figli. Ma in queste condizioni non si può più vivere”. Torniamo ad occuparci del filone delle case popolari e lo facciamo con Maria, una giovane 30enne con quattro figli e uno in arrivo, che insieme a suo marito vive da 9 anni in un locale ad uso deposito in piazza San Pietro a Barivecchia. Un alloggio che era stato occupato abusivamente prima dalla cognata, subentrando poi lei e la sua famiglia per necessità. “Pagando l’affitto e il condominio, con bollettini intestati all’Arca, ho chiesto se potevo avere la residenza qui, ma purtroppo mi hanno detto di no perché abusiva. Paghiamo tutto regolarmente anche le utenze. Tre anni fa sono anche venuti i Vigili che hanno preso le nostre generalità e sono andati via. Da allora non ho saputo più nulla. Per paura che potessero togliermi i bambini, non mi sono mai rivolta agli assistenti sociali, come mi avevano indicato dall’ufficio case del Comune. So che ho sbagliato, grazie a loro avrei potuto avere un aiuto”. La casa in cui vive Maria è piena di muffa e umidità, deleteria per i bambini che soffrono di asma. Con l’aiuto dei servizi sociali potrebbe ottenere la documentazione in cui viene dichiarata inidonea la casa e così entrare nell’elenco per l’emergenza abitativa. “So che qualcuno dirà che non avremmo dovuto continuare a fare figli, ma a me e a mio marito è sempre piaciuta la famiglia numerosa. Prima avevamo anche la possibilità di comprare una casa, ma poi mio marito ha perso il lavoro e adesso fa il pittore e muratore a nero. Così non risulta che abbiamo un reddito e non possiamo nemmeno andare in affitto. Non abbiamo bisogno di soldi o di cibo, vogliamo solo che qualcuno ci aiuti per ottenere la casa popolare chi ci spetta”.
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- di: Raffaele Caruso
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