Skip to content

Tonno adulterato, 18 arresti in Puglia e Campania. Intercettazione choc dei Nas di Bari: “Non mangiare pesce crudo”

4 Luglio 2023
– Autore: Raffaele Caruso
4 Luglio 2023
– Autore: Raffaele Caruso

C’è l’intercettazione di un dialogo che ha sconcertato gli investigatori nei verbali delle indagini sul tonno adulterato che stamani ha portato il Nas di Bari ad eseguire 18 misure cautelari a carico di altrettanti indagati tra la Puglia e la Campania: 5 persone finiscono in carcere, altre 6 ai domiciliari, per 5 disposto il divieto di dimora e per 2 l’obbligo di soggiorno nel Comune di residenza. Le misure sono state eseguite dopo che – ha spiegato il procuratore di Trani, Renato Nitti – “nella prima fase di indagine alcuni degli intossicati sono finiti in rianimazione o in terapia intensiva”. Il dialogo – secondo l’accusa – dimostra la consapevolezza degli indagati sui reati compiuti.

Sotto accusa imprenditori e dipendenti di due aziende ittiche di Bisceglie (provincia di Barletta-Andria-Trani), ma anche una società di consulenza sulla sicurezza alimentare ed un laboratorio privato di Avellino, che effettuava le analisi sul prodotto alimentare. L’intercettazione è del settembre 2021 e ad essere captata è la voce di una dipendente della società di certificazione coinvolta che dice ‘Me li sogno la notte i cristiani che si sentono male. Nessuno ci ha lasciato le penne solo per grazia del Signore: non mangiare pesce crudo”. Secondo il procuratore, lo stralcio della conversazione dimostra che tra i dipendenti del laboratorio di analisi “vi è la volontà di scremare i dati o di ometterli”, per “massimizzare il volume di affari viste le centinaia di chili di prodotto adulterato commercializzato in tutta Italia”.

Le sostanze vietate usate per “rendere più appetibile il prodotto” erano nitriti e nitrati. Secondo quanto emerso, il tonno pinna gialla (Thunnus Albacares, da cui prende il nome l’operazione), prima della sua immissione in commercio, veniva decongelato e adulterato con sostanze non consentite, per esaltarne l’aspetto e il colore “ma rendendolo, di fatto, nocivo per la salute dei consumatori”.