Il bullismo di Stato esiste e la vicenda del Teatro Petruzzelli di Bari ce lo dimostra a periodi alterni. L’esproprio poi cassato dalla Corte Costituzionale, i costi di ristrutturazione lievitati sotto “l’occhio viigile” della mano pubblica, il Comune che prima si impossessa del teatro e poi se ne dichiara proprietario, salvo essere sconfessato dopo circa 12 anni dalla Corte d’Appello che ribadisce la proprietà della famiglia Messeni Nemagna, e adesso scopriamo un altro paradosso, e cioè che il Petruzzelli sarebbe privo di agibilità, la stessa prevista per qualsiasi altro edificio adibito alla stessa attività. Nell’era delle immagini, quelle della notte di Capodanno hanno fatto riesplodere l’indignazione generale, sminuita da chi continua a sentirsi ingiustamente ” padrone del Palazzo”. Quel trenino eseguito in sfregio al prestigio e al valore storico e culturale come il Teatro Petruzzelli (riuscite a immaginare una cosa del genere nella Scala o al San Carlo?)
Ancora di più considerando le stringenti norme antiCovid a cui tanti cittadini si sono attenuti con scrupolo pure all’interno delle proprie case. Ma c’è di più, quel trenino e i balli sbattuti in faccia a titolari di discoteche, locali da ballo, ludoteche e tanti altri sono solo la punta di un sistema fastidioso, per certi versi intollerabile. Il Teatro Petruzzelli non ha l’agibilità, quella che tanti imprenditori privati lottano per avere. Una battaglia incessante fatta di carte e aggiornamenti. Dall’altro lato della barricata una burocrazia sempre più spietata.
Andando a scavare tra sentenze e atti catastali emerge che il teatro Petruzzelli è un’unità collabente. Ma cosa vuol dire? È un rudere, praticamente è nello stesso stato in cui si trovava all’indomani dell’incendio doloso del 27 /10/1991, un edificio improduttivo di reddito, che aveva bisogno di lavori importanti di ripristino e di restauro. Evidentemente, stando a ciò che traspare dalle immagini, il Petruzzelli è un teatro meraviglioso, con tutte le tecnologie e le dotazioni di sicurezza necessarie, ma non avrebbe l’agibilità: fermo a prima della discutibile ristrutturazione in termini di maggiori costi e materiali utilizzati, in quello stile diventato famoso nel tempo e nelle indagini del Bel Paese come lo stile Balducci, l’ex commissario straordinario che ha messo in atto il bullismo di Stato sotto la bandiera del presunto interesse pubblico a restituire ai baresi lo splendido teatro.
Qualcuno cavillerà sulle dinamiche burocratiche. Per l’agibilità ci vuole l’accatastamento dei lavori eseguiti, e doveva essere fatto da chi? Da chi aveva eseguito i lavori? Dal Comune? Dai proprietari? No, la questione non è questa. Il fatto è che il teatro Petruzzelli risulta un edificio collabente, un rudere, che non avrebbe l’agibilità e continua a veleggiare senza dover dare conto a nessuno. Per i padroni del Palazzo è solo un intoppo che prima o poi si risolverà, prima o poi, sotto gli occhi sbalorditi di quanti ogni giorno combattono la propria battaglia con la burocrazia.