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Regione Puglia, associazioni e sindacati contro il trattamento di fine mandato: “Schiaffo alle famiglie povere”

17 Luglio 2023
– Autore: Raffaele Caruso
17 Luglio 2023
– Autore: Raffaele Caruso

No alla reintroduzione del trattamento di fine mandato. A opporsi all’assegno da circa 35mila euro che ogni consigliere regionale pugliese incasserebbe alla fine della legislatura sono quasi 40 sigle del mondo del lavoro, dell’impresa, della cittadinanza attiva, del volontariato, del sindacato studentesco, tra cui Cgil Puglia, Confindustria Puglia, Legacoop, Confcooperative, Cna, Confapi, Confcommercio, Confartigianato, Confesercenti, Casartigiani, Claai Puglia. La settimana scorsa il provvedimento che reintroduce l’abolito Tfm ha ricevuto il parere positivo in prima commissione, negativo in settima commissione con il centrosinistra che si è diviso tra il sì del Pd e il no del M5S, mentre il centrodestra si è astenuto.

Ora la proposta di legge andrà in Consiglio. “Evitate – scrivono le 40 sigle nella lettera indirizzata al governatore Michele Emiliano e alla presidente del Consiglio regionale, Loredana Capone – di adottare un provvedimento che aumenterebbe la distanza delle istituzioni dai cittadini e dalle cittadine e la diffidenza nei confronti di chi ha l’onore e l’onere di rappresentare tutti i pugliesi. Sarà un vantaggio per tutti, per la nostra democrazia. In Puglia – evidenziano – secondo l’Istat il 27,5 per cento delle famiglie vive una condizione di povertà relativa, ed è altissimo è il numero delle crisi produttive. Siamo una regione che presenta ancora ritardi nel garantire servizi fondamentali come quelli alla salute”.

“Per tutte queste ragioni – spiegano – la scelta di reintrodurre l’indennità di fine mandato, abrogata qualche anno fa dalla stessa aula del Consiglio, rappresenta uno schiaffo a tutte le persone che oggi vivono condizioni di povertà e difficoltà, con i redditi e le pensioni erose dall’inflazione reale a doppia cifra. E per le quali non saranno sufficienti le modeste misure assistenziali recentemente stanziate dal governo nazionale”. Se la norma venisse approvata, i sottoscrittori della lettera annunciano che sono pronti “a manifestare”.