“Di fronte a tutte le polemiche pretestuose di questi giorni una premessa è d’obbligo: gli obiettivi di realizzazione e di spesa dei fondi del PNNR hanno una scadenza obbligatoria 30 giugno 2026, pena la restituzione all’Europa delle somme che ricordiamo sono per l’Italia in larga parte a debito. Entro il 30 giugno 2026, è bene sottolineare, che le opere devono essere inoltre completamente realizzate e collaudate. Ogni ritardo compromette non solo la realizzazione delle opere ma la stabilità economico-finanziaria dell’Italia e degli italiani”. I senatori Filippo Melchiorre e Ignazio Zullo di Fratelli d’Italia hanno diramato una nota per fare chiarezza sul futuro dell’area dell’ex Fibronit e del nuovo Parco della rinascita dopo le polemiche degli ultimi giorni.
“È un intervento che ha un costo complessivo di 16,439 milioni di euro di cui 3,5 milioni di euro di fondi trasferiti dalla Regione, ma provenienti dall’Accordo di programma sottoscritto tra Ministero dell’Ambiente e Regione Puglia il 30 dicembre 2020 per l’adozione di misure per il miglioramento della qualità dell’aria, i restanti 13 milioni erano a valere sul PNRR – si legge -. Le risorse PNRR al Comune di Bari sono state assegnate con Decreto del 30 dicembre 2021 del Ministero dell’Interno di concerto con il Ministero dell’Economia e delle Finanze e del Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti. Il Comune di Bari, quindi, pur avendo le risorse dal 1° gennaio 2022 ha approvato il progetto di fattibilità tecnico-economico solo il 26 giugno 2023. Quindi ci ha messo un anno e mezzo per la sola approvazione del progetto di fattibilità tecnico economica. Due giorni dopo, il 28 giugno scorso, il Comune di Bari ha pubblicato la procedura di affidamento dell’appalto integrato della progettazione definitiva ed esecutiva oltre che della realizzazione dei lavori. La gara sarebbe stata aggiudicata solo qualche giorno fa, il 28 luglio. Usiamo il condizionale poiché dal Portale del Comune di Bari al 25 luglio risultava ‘in aggiudicazione’. È bene ricordare che la scadenza dell’aggiudicazione dei lavori era il 30 giugno 2023 e non certo il 28 luglio, con due mesi di ritardo ma attenti, ma non finisce qui. La scadenza era per l’aggiudicazione dei lavori, e non anche per la progettazione definitiva ed esecutiva che al 30 giugno, dovevano essere utili all’aggiudicazione dei lavori. Infatti, l’allegato 4 rubricato ‘Atto d’obbligo connesso all’accettazione del finanziamento concesso’ prevedeva che ‘al fine di assicurare il rispetto degli obiettivi intermedi e finali (milestone e target), il Soggetto attuatore – rigenerazione urbana – si impegna ad Aggiudicare i lavori entro il 30 giugno 2023”.
“Il Comune di Bari, quindi, stando alle previsioni del decreto di concessione dei finanziamenti è in ritardo di circa 2 mesi rispetto all’aggiudicazione dei lavori. In più tenuto conto che il cronoprogramma prevedeva circa 2 anni per la realizzazione dei soli lavori (e siamo ancora al primo livello di progettazione) il rischio che questo intervento non sia collaudato entro il 30 giugno 2026 inizia a essere una realtà – aggiungono -. Il Governo Meloni, quindi, davanti a questo quadro ha proposto lo spostamento – e non il definanziamento come falsamente viene detto – della fonte di finanziamento dal PNRR ad altre fonti nazionali che non hanno il vincolo obbligatorio del 30 giugno 2026. Fin qui i fatti tecnico-amministrativo e ora qualche riflessione politica – continuano – stando così le cose qualche domanda anche il Comitato Fibronit dovrebbe porsela: intanto se fosse stato informato dal sindaco Decaro che il Comune di Bari aveva la dotazione finanziaria per avviare le gare fin dal 1° gennaio 2022 e, invece, ha atteso fino al 28 giugno scorso”.
“Ma c’è di più! L’intervento poteva anche essere realizzato fin dal 2019 con fonti di finanziamento a valere sui Fondi di Sviluppo e Coesione 2014-2020 e POC 2014-2020, vale a dire sui circa 6 miliardi di euro non spesi dalla Regione Puglia. Il Comitato era a conoscenza di questa opportunità? Perché il Comune di Bari non ha finanziato questo intervento con le risorse non spese del Patto Città Metropolitana di Bari, visto che del FSC 2014-2020 a fronte di 233 milioni di euro ha speso solo il 12%? Decaro ha fornito spiegazioni al Comitato? Ma c’è ancora un’altra domanda che suscita inquietudine e sospetti: perché il Comune di Bari a fronte di una disponibilità di risorse dal 1° gennaio 2022 ha approvato la progettazione di fattibilità tecnico economica solo il 26 giugno 2023? Approvando il progetto di fattibilità dopo un anno e mezzo dal primo gennaio 2022 ha dovuto ricorrere ad una gara di soli 15 giorni per l’affidamento della progettazione definitiva ed esecutiva e dei lavori di un progetto cos? complesso. C’era qualcuno che nel frattempo, in quell’anno e mezzo, ha lavorato sulla progettazione definitiva ed esecutiva per essere pronto a presentare l’offerta in 15 giorni? Decaro deve spiegare, infatti, come si possa conoscere al 26 giugno il progetto di fattibilità di un’opera cos? complessa e nei successivi 15 giorni essere pronti a presentare un’offerta completa di progettazione definitivo, progettazione esecutiva e lavori – aggiungo i due senatori – . Tale modus operandi restringe la possibilità di partecipazione e nega la possibilità di migliore scelta in termini di qualità e prezzo tra più proponenti. Il Comitato, che tanto polemizza oggi, perché non fa queste domande a Decaro? Quante offerte sono pervenute? E, infine, la Regione co-finanzia il progetto con 3,5 milioni di euro. Lo Stato, come abbiamo suddetto, ha messo a disposizione le somme fin dal 1° gennaio 2022: perché la Regione Puglia pur avendo le risorse dal 2020 ha approvato il finanziamento di 3,5 milioni di euro solo a marzo 2023? Il Comitato, per quanto ci risulta seguiva passo passo la realizzazione di un sogno, che noi condividiamo, ma è a conoscenza di tutto questo? Perché se non lo fosse dovrebbe chiedersi perché Decaro non li ha informati… ma se lo fosse potrebbe essere complice di queste inefficienze ma, ha preferito girare lo sguardo dall’altra parte. Per tutti questi motivi troviamo fuori luogo le polemiche contro il Governo che, ripetiamo, non ha definanziato nessun progetto, ma ha preso atto dei ritardi e ha proposto la sostituzione del finanziamento. Perché il Parco si farà perché è un’opera che dobbiamo non solo ad un Comitato ma a tutta Bari e a tutti i baresi.”