Con il passare dei giorni aumentano gli elementi a sostegno della tesi secondo cui i due “regali di Natale” da 30mila euro complessivi, confessati dagli imprenditori Leccese e Mottola, possano essere solo la punta dell’iceberg di un più articolato “Sistema Lerario” con decine di appalti al vaglio degli inquirenti. Un sistema che al netto delle dichiarazioni di circostanza non poteva essere completamente sconosciuto ai vertici della Regionale Puglia.
A Mario Lerario, infatti, uomo di fiducia del Presidente Emiliano, erano stati affidati la Sezione Protezione Civile; la Sezione Inclusione Sociale attiva e Innovazione; la Sezione Strategie e Governo dell’Offerta; la Sezione Provveditorato e Economato ; i Servizi Economato e Cassa e Logistica ed Efficientamento energetico. Il tutto si evince chiaramente dal sito istituzionale della Regione Puglia. Si tratta dunque di incarichi formali. Prima le due mazzette per l’Ospedale Covid alla Fiera del Levante e Borgo Mezzanone, poi i dubbi sul restauro del Kursaal Santalucia, sulla realizzazione del parcheggio di via Gentile e su almeno un altro paio di affidamenti nei lavori per la costruzione delle nuove sedi regionali, ma anche i lavori per l’eliporto di Foggia e numerosi interventi sugli ospedali pugliesi.
Com’è stato possibile che l’enorme potere affidato a Lerario, senza precedenti fino ad ora, non abbia fatto alzare il livello di guardia da parte dei capo Dipartimento coinvolti nei settori le cui chiavi sono state affidate negli anni al Cavaliere del Santo sepolcro di Gerusalemme? Nelle ultime ore, poi, è emersa la perquisizione a casa del fratello sacerdote di Lerario, per comprendere se il prelato molto introdotto in Puglia possa in qualche modo aver aiutato Mario a custodire i soldi delle tangenti.
Ci sono due domande particolarmente interessanti. Il Direttore del Dipartimento cui afferiva l’Economato, Angelo Sante Albanese, vedendo tutti quegli affidamenti diretti ha vigilato sulla regolarità delle procedure del dirigente come previsto nel DPGR, che approva il cosiddetto modello organizzativo regionale MAIA? E poi, tali funzioni e tali importanti interventi infrastrutturali erano ascrivibili all’Economato della Regione Puglia o invece sarebbero dovuti essere gestiti dalla Sezione Lavori Pubblici? Il MAIA in tal senso parlerebbe chiaro: tali funzioni rientrano nella declaratoria dei Lavori Pubblici, il Direttore del Dipartimento ha funzioni di vigilanza sulle Sezioni e i Capi di Gabinetto avrebbe dovuto notare tale difformità rispetto alle enormi discrasie operative generate nel Dipartimento cui faceva capo l’Economato di Mario Lerario.
Non solo. Sull‘ex numero uno della protezione Civile pugliese, in carcere dal 23 dicembre scorso dopo essere stato trovato in flagranza con una mazzetta di 10mila euro appena riscossa, si connoterebbero due criticità, che se riscontrate dagli inquirenti evidenzierebbero una culpa in vigilando per omesso richiamo sulle miriadi assegnazioni di appalti a 149.990 euro. Somma non casuale, ma ricorrente per l’affidamento diretto in spregio ai limiti delle regole degli appalti, che prevedono la soglia di 150.000 euro. Una cifra iniziale che puntualmente aumentava per rincari in corso d’opera.
Gli inquirenti stanno anche valutando se il direttore cui afferiva, il Responsabile Anticorruzione Roberto Venneri, e il capo del Dipartimento Salute Vito Montanaro, cui afferisce la Sezione Offerta Sanitaria sempre assegnata a Lerario, oltre che il Capo di Gabinetto che sovrintende a tutta l’organizzazione regionale e quindi anche il Presidente della Regione, soprattutto per le funzioni di Protezione Civile, assegnate sempre allo stesso Lerario, abbiano adeguatamente vigilato.
Fossero stati tutti all’oscuro sarebbe ancora più pertinente il dubbio su come potessero essere affidati a Mario Lerario tutti quei compiti, alcuni dei quali strategici anche in vista della gestione dei fondi del PNRR, senza il necessario controllo. Ma c’è di più. Un’ultima riflessione andrebbe fatta sulla cosiddetta colpa in eligendo, considerato che Lerario risultava, al momento delle svariate nomine conferite nel tempo dai Direttori e dalla Giunta, coinvolto nel processo di Potenza per gli illeciti sulla gara della Galleria Pavoncelli. Fatto ben noto alla Regione Puglia e in particolare al Direttore Angelo Sante Albanese, cui afferiva la Sezione Provveditorato ed Economato assegnata a Lerario oltre che la Sezione Personale alla quale giungono tutti i provvedimenti penali e amministrativi che coinvolgono i dirigenti regionali.