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Sanità Puglia, liste d’attesa smaltite nelle cliniche private: Lerario firma delibera da 14 milioni

6 Gennaio 2022
– Autore: Eleonora Francklin
6 Gennaio 2022
– Autore: Eleonora Francklin

Ricoveri in lista d’attesa dirottati dagli ospedali pubblici alle cliniche private. Secondo quanto riportato da Corriere, sono oltre 14mila i ricoveri che la Regione ha deciso di dirottare presso la sanità privata pugliese a causa della pandemia, creando un calo del 40% delle prestazioni sanitarie negli enti pubblici rispetto ai valori del 2019. Ma non sono stati solo dirottati i ricoveri, ma anche 14 milioni di euro che sono stati destinati alle cliniche private, come puntualizza il coordinatore della Funzione pubblica Cgil Medici e dirigenti sanitari Puglia, Antonio Mazzarella.

La delibera che aggiorna il piano delle liste d’attesa e che ha dirottato i ricoveri e le prestazioni sanitarie, nonché i soldi, alle cliniche private, porta la firma anche dell’ex dirigente regionale Mario Lerario, arrestato con l’accusa di corruzione il 23 dicembre scorso per fatti legati al suo ruolo di capo della Protezione Civile.

Secondo il quadro delle ripartizioni, incluso nel documento in cui spunta la firma di Mario Lerario, viene fuori che la cifra più alta di oltre 2 milioni di euro è stata destinata alla clinica Mater Dei Hospital, seguita dalla Santa Maria con oltre 1 milione e 20mila euro e dalla Città di Lecce Hospital con poco più di un milione di euro.

Antonio Mazzarella su Corriere ha sottolineato che in Puglia si sta seguendo il modello della sanità lombarda dove si danno le stesse opportunità sia al pubblico che al privato. “Per noi questo è inaccettabile. È un ulteriore colpo alla sanità pubblica cui dovrebbe essere garantita la stragrande maggioranza delle risorse”.

Una situazione di certo creata con la pandemia, stando a quanto riportato dal Piano nazionale esiti e dall’Agenzia nazionale per i servizi sanitari. Il covid, infatti, ha fatto decrescere in modo esponenziale i ricoveri programmati, ma ha anche causato la chiusura, ad esempio nel Policlinico, di due strutture di Chirurgia generale accorpate alle Unità operative. “Con una corretta gestione – conclude Mazzarella – molte delle prestazioni concesse ai privati potevano essere eseguite nelle strutture pubbliche”.