Il Tribunale di Lecce ha condannato un 29enne di origini tunisine, residente a Racale, a 10 mesi di reclusione per aver ucciso un coniglio e fatto intingere nel sangue dell’animale la mano di una bimba di 2 anni, figlia della sua compagna. L’uomo fece poi lasciare alla piccola un’impronta sul muro in una sorta di rito per scacciare il malocchio. Il gesto fu condiviso sui social e su Facebook e una donna, dopo averlo visto, decise di denunciare l’accaduto ai Carabinieri. La querelante fu destinataria di minacce. La sentenza è arrivata al termine del processo di primo grado con rito abbreviato.
Il 29enne è stato ritenuto colpevole “di avere ucciso e torturato il coniglio per crudeltà e senza necessità, alla presenza di una bambina”. È stata smontata così la tesi della tradizione religiosa sostenuta dall’uomo e dalla difesa. Secondo il giudice il 29enne avrebbe “posto in essere la condotta descritta senza che ricorresse alcuna obiettiva e idonea giustificazione, bensì per futili motivi e avrebbe agito in maniera del tutto arbitraria, giustificando tale pratica sulla base di una asserita tradizione tunisina finalizzata a scacciare il malocchio”.