“Da 15 anni subisco ingiustizie, voglio morire qui, davanti al Tribunale dove tutto è cominciato. Dopo che ho raccontato la verità sono finita all’inferno”. Patrizia D’Addario, le cui rivelazioni nell’estate del 2009 fecero scoppiare lo scandalo delle feste con le escort nelle residenze dell’allora premier Silvio Berlusconi, in lacrime al telefono e senza riuscire a spiegare a quali ingiustizie si riferisca, annuncia che resterà incatenata dinanzi al palazzo di giustizia di Bari e non andrà via da lì perché è “stanca di subire ingiustizie”.
“Io facevo l’artista, la modella – dice – e da 15 anni invece faccio le pulizie per vivere”. Poi ancora chiede di parlare con un magistrato “perchè qualcuno faccia finire quello che mi sta succedendo e che sta facendo morire mia madre che ha 80 anni”. Lo aveva già fatto qualche settimana fa sempre dinanzi al Tribunale. Si era incatenata poi era stata convinta a rinunciare. In quella circostanza aveva detto di essere “disperata” perché gli avvocati le hanno tolto «un sacco di soldi» e perché lei fa denunce «ma nessuno – aveva detto – mi ascolta”.