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Omicidio a Manduria, Natale Bahtijari ucciso e gettato in una scarpata: tre giovani a processo – NOMI

20 Novembre 2023
– Autore: Raffaele Caruso
20 Novembre 2023
– Autore: Raffaele Caruso

Tre giovani sono stati rinviati a giudizio dal gup del Tribunale di Lecce perché ritenuti responsabili della morte del 22enne Natale Naser Bahtijari, il giovane di origine montenegrina, nato a Campi Salentina in provincia di Lecce, trovato morto sotto un viadotto a Manduria lo scorso febbraio. Si tratta del 20enne Vincenzo Antonio D’Amicis e dei 23enni Domenico D’Oria Palma e Simone Dino.

I tre, cresciuti sin da piccoli sotto l’ombra di Vincenzo Stranieri, boss incontrastato di Manduria e nonno di D’Amicis, sarebbero stati “sfidati” dalla vittima che avrebbe preteso il pagamento per intero della fornitura di stupefacenti, senza accettare la richiesta di dilazione. Qualcosa va storto durante la trattativa. Natale Naser Bahtijari viene prima accoltellato, poi caricato sull’auto di Simone Dinoi tra le urla. Nessuno interviene e la vettura si ferma in un luogo appartato dove il giovane viene colpito ancora. Ad incastrare i tre, accusati di concorso in omicidio pluriaggravato dai motivi futili, dall’avere agito con crudeltà e dal metodo mafioso, di tentata distruzione e/o soppressione di cadavere, di concorso in porto in luogo pubblico di armi da punta e da taglio, di detenzione illegale e ricettazione di arma e relativo munizionamento, sono le intercettazioni. A giudizio anche proprio il 64enne Vincenzo Stranieri, accusato assieme al nipote della rapina dell’auto con la quale il giovane rom si era recato a Manduria. Il processo prenderà il via il 19 gennaio del 2024, mentre è stata respinta la richiesta di processo con rito abbreviato.

Il 7 dicembre invece si deciderà sulla posizione del fratello della vittima, Suad di 29 anni, accusato di aver ceduto 100 grammi di cocaina ai tre imputati e sulla richiesta di patteggiamento avanzata dal titolare di un pub di Manduria, accusato di favoreggiamento perché avrebbe disattivato l’impianto di videosorveglianza dell’attività e avrebbe ripulito con la candeggina le tracce di sangue lasciate dalla vittima sul pavimento e su altri arredi dopo il pestaggio.