Otto arresti a Taranto per corruzione, manovre illegali sugli appalti per i servizi del cimitero e richiesta di denaro alle famiglie dei defunti. La Polizia, questa mattina, ha notificato gli otto provvedimenti di custodia cautelare. Sette sono finiti agli arresti domiciliari e uno in carcere. L’indagine della Polizia è iniziata dopo l’incendio divampato all’ingresso del cimitero San Brunone di Taranto nell’aprile 2011.
Gli arrestati sono dipendenti del Comune e altre persone appartenenti a una società cooperativa sociale. Gli otto sono accusati di turbata libertà degli incanti, corruzione per un atto contrario ai doveri d’ufficio e corruzione di persona incaricata di pubblico servizio anche nei confronti dei corruttori. Gli indaganti, secondo quanto ricostruito dalle indagini, si sono resi responsabili di molteplici condotte criminali che permettevano alla cooperativa sociale di aggiudicarsi illecitamente la gestione dei servizi cimiteriali per alcuni anni, con un importo della gara di appalto di circa 7 milioni di euro. I dipendenti comunali modificavano i punteggi attribuiti alle offerte tecniche favorendo illecitamente la cooperativa, tutto in cambio di denaro. Inoltre alcuni dipendenti della cooperativa si sono macchiati del reato di estorsione aggravata a danno degli utenti del cimitero.
Il gruppo di necrofori estorceva denaro alle famiglie dei defunti, direttamente o attraverso l’intermediazione di agenzie funebri o di dipendenti cimiteriali, somme dai 100 ai 250 euro per ogni singola procedura di tumulazione o estumulazione. La Procura ha avanzato al gip la richiesta di misure cautelari. Una persona è finita in carcere, gli altri sette agli arresti domiciliari. Inoltre per tutti è scattato il divieto di esercitare, per 12 mesi, anche per interposta persona, imprese o uffici direttivi della società cooperativa sociale per un altro soggetto, e, infine, la sospensione per 12 mesi dall’esercizio di ogni facoltà inerente il pubblico ufficio di dirigente di ente pubblico per un dipendente comunale.
In totale erano 14 gli indagati nell’indagine della Squadra Mobile, tra questi anche il comandante della Polizia Locale Michele Matichecchia, e il direttore generale del Comune Carmine Pisano e il dirigente Barbara Galeone. Il pubblico ministero Maria Grazia Anastasia aveva chiesto per Matichecchia e Pisano gli arresti domiciliari, ma il gip Giovanni Caroli ha rigettato la domanda per mancanza di gravi indizi nei loro confronti: solo nei confronti della Galeone, il gip Caroli ha imposto la misura della sospensione per 12 mesi dall’incarico di dirigente. In carcere è finito Giuseppe Cristello, necroforo del cimitero San Brunone per conto del Comune di Taranto e altri 7 sono invece finiti ai domiciliari: si tratta dei dipendenti comunali Tiziano Scialpi e Vito Giannini, l’ex amministratore di fatto della società cooperativa “Kratos” Francesco Alfeo, e poi Antonio Sansone, Cataldo Forte, Giuseppe Ligorio e Valter Pernisco, tutti ritenuti vicini al gruppo criminale capeggiato da Cataldo Sambito, boss del quartiere Tamburi recentemente scomparso. Altri 12 mesi di interdizione dal ruolo di dirigente di imprese è stato imposto a Filomena Clarisa Francisco, amministratrice della Kratos.