Torniamo ad occuparci della guerra in atto tra islamici a Bari. Dopo essere stati il 24 dicembre fuori dalla Moschea, sul prolungamento di via Cifarelli, questa volta abbiamo intervistato Sharif Lorenzini, presidente della CIDI, la Comunità Islamica d’Italia, a cui abbiamo dato la possibilità di replicare alle accuse lanciate dalla fazione opposta di questa lotta.
“A marzo 2020, gli organi democratici della CIDI – Comunità Islamica d’Italia, rigorosamente nel rispetto dello statuto associativo, mi hanno eletto all’unanimità presidente della CIDI – spiega -. E da allora sono ancora in carica. Qualcuno continua a dichiarare di essere presidente della comunità islamica barese, già da maggio 2020, ho dovuto adire più volte le Autorità giudiziarie e quelle amministrative per ripristinare la legalità nella Comunità Islamica barese. Ho denunciato Said El Amori, Ghazi Shwandy e Ayub Said per aver agito nella illegalità a danno della mia persona e della Comunità, per esempio millantando illegittimamente cariche nella CIDI, perché si sarebbero indebitamente appropriati di beni di proprietà della CIDI, per violenza privata, per diffamazione aggravata, per aver seminato disordine, odio e aver perfino incitato i fedeli musulmani alla delinquenza, mettendo la mia vita e quella dei miei familiari, ancora tutt’oggi, in pericolo”.
“Sono già arrivati due provvedimenti – continua Lorenzini -. A settembre 2021 è arrivata la sentenza definitiva del Tribunale di Bari che disconosce a Said El Amori la carica di presidente della CIDI che si era millantato illegalmente e lo condanna a rifondere le spese legali alla mia persona. Vi è anche la determina del Comune di Bari che riconosce le irregolarità e gli abusi edilizi presenti e intima il ripristino della legalità. Da maggio 2020 mi è stato impedito l’accesso ai locali di via Cifarelli e quindi mi hanno reso impossibile ogni possibilità di porre rimedio. Ma ora è tempo di risolvere i problemi e non di piangere sul latte versato”.
“Ora che sono arrivate le sentenze, è doveroso ristabilire la legalità – afferma -. Le sentenze non si contestano né si disattendono, bensì si applicano. Ora sono pronto a mettere a disposizione della comunità islamica il mio sapere, la mia esperienza e anche le mie risorse personali, ove occorra e ne abbia possibilità, purché sia tutto all’insegna della legalità. Voglio infatti sottolineare che questa mia disponibilità in positivo è quella di sempre fin da quando, insieme a altri, ho fondato la Comunità islamica barese. Ho sempre operato nell’interesse esclusivo della comunità perché essa fosse radicata e quindi integrata nel tessuto connettivo della società italiana e, in particolare, quella barese”.
“Ora, possiamo riprendere a lavorare insieme per consentire alla Comunità di riprendere il pieno controllo di sé stessa e di progredire”, conclude Lorenzini.