La Procura di Lecce è ancora alla ricerca dei complici che hanno aiutato l’ex giudice di Bari, Giuseppe De Benedictis, a nascondere l’arsenale da guerra ritrovato in una masseria di Andria.
Non semplici complici, ad entrare in azione sarebbero stati dei militari. Le indagini puntano a far luce sull’approvvigionamento delle armi che sarebbero arrivate dall’estero. I reati contestati a De Benedictis, al caporal maggiore dell’Esercito, Antonio Serafino, che avrebbe aiutato l’ex giudice di Bari a recuperare le armi, e all’imprenditore di Andria, Antonio Tannoia, proprietario della masseria, sono quelli di detenzione e porto abusivo di armi comuni e da guerra e ricettazione.
I tre si trovano agli arresti domiciliari e, dopo la notifica dell’avviso di conclusione delle indagini preliminari, hanno a disposizione 20 giorni per chiedere di essere interrogati o presentare memorie difensive. Poi spetterà ai pm optare per il rinvio a giudizio o per l’archiviazione.
Per l’altra inchiesta che vede coinvolto De Benedictis, quella relativa ad episodi di corruzione in atti giudiziari, la nuova udienza è fissata per il 1° febbraio. Il filone riguarda anche l’avvocato Chiariello e altre sette persone.