Nel corso della conferenza stampa diventata virale sul web e in tutta Italia, il sindaco Decaro ha sottolineato di essere sotto scorta soprattutto per le minacce ricevute dalla famiglia dei Sedicina del Libertà. In un passaggio ha raccontato l’episodio incriminato. “Per loro il giorno della candelora era la festa del capo clan, bloccavano un isolato. Lo abbiamo cancellato, non esiste più. Non comandano più loro. Me ne hanno fatte di tutti i colori”, le parole del primo cittadino durante il suo sfogo. All’indomani del discorso siamo stati chiamati da Emanuele Sedicina. Sappiamo che si tratta di un’intervista ostica, in un momento di grande tensione. Abbiamo sempre dato spazio a tutti, fermo restando che non possiamo certificare le sue parole.
“La nostra famiglia non è stata mai un clan – esordisce -. Quando ho commesso un reato l’ho fatto io da solo, non esiste nessuna associazione. Noi crediamo in Dio, sono sicuro che lui ci perdonerà. Decaro ha detto che quella manifestazione era la festa del capo clan, ma non è così. Tutto quell’oro che si vede nella foto è della mia famiglia che è benestante, abbiamo da anni una catena di macellerie. Quello che dico al sindaco Decaro è di non offendere i morti. Mio padre non ha mai commesso un reato, è una persona perbene. Non c’è stata mai un’associazione dei Sedicina, c’è stato qualche furto e oltraggio, ma sempre di singoli. Nessuna è stato mai accusato di mafia. La famiglia Sedicina non ha mai minacciato qualcuno, a questo punto penso io a denunciare Decaro. Sono cose inventate dal Sindaco. Io boss? Io sono una persona umile, non mi interessa di fare lite con nessuno, tantomeno con il Sindaco. Mio padre non ha fatto nulla, è morto 45 anni fa. Lasciasse in pace almeno i morti”.