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Corruzione elettorale, 50 euro a voto e il database con 2mila nomi: ecco il sistema Sandrino-Maurodinoia

5 Aprile 2024
– Autore: Redazione Quinto Potere
5 Aprile 2024
– Autore: Redazione Quinto Potere

Emergono nuovi retroscena e dettagli sul sistema “Sandrino” ideato da Alessandro Cataldo, marito dell’ex assessore ai Trasporti della Regione Puglia, Anita Maurodinoia. La consigliera regionale è indagata nell’inchiesta che ha portato ieri a 8 arresti (in totale sono 72 gli indagati), ma per il momento resterà in Consiglio regionale come indipendente dopo aver presentato le dimissioni dalla carica di assessore ed essere uscita dal Partito Democratico. Sarà Emiliano a mantenere l’interim dei Trasporti fino al possibile rimpasto di giunta. “L’assessore Maurodinoia ha deciso di dimettersi a tutela delle istituzioni che ha sempre servito e a garanzia dell’operato della magistratura”, le parole del suo avvocato.

Le carte svelano come il sistema Sandrino era funzionale soprattutto per far eleggere Anita Maurodinoia. Secondo la Procura la consigliera avrebbe “preso parte alle associazioni per delinquere in occasione delle amministrative del 26 maggio 2019 (Comunali di Bari), delle amministrative del 20 e 21 settembre 2020 (Comune di Grumo Appula) e delle regionali sempre del 20 e 21 settembre 2020 (presidente e Consiglio regionale) attraverso l’offerta o la promessa all’elettore di 50 euro a voto, per ottenere necessarie alla propria elezione ed a quella di altri candidati sostenuti dalla medesima coalizione”.

L’accusa nei confronti della Maurodinoia è quella dunque di associazione per delinquere finalizzata alla corruzione elettorale. Ma la Procura ha richiamato anche i rapporti della consigliera e di suo marito con alcuni esponenti del clan Parisi emersi dalle carte della maxi inchiesta che lo scorso 26 febbraio ha portato all’arresto di oltre 130 persone. La consigliera “risulta esser estata più volte indicata quale soggetto a cui destinare la preferenza in cambio della somma di 50 euro, in abbinamento con i candidati De Giosa-Di Giorgio (maggio 2019) e Lella (20-21 settembre 2020”, si legge nelle carte. Ulteriori elementi potranno arrivare dalle chat e dal telefonino dell’ex assessora, soprattutto a quelle successive all’arresto dell’ex consigliere regionale Giacomo Olivieri e della moglie consigliera comunale Mari Lorusso.

Nel corso delle indagini è emerso un database con più di 2000 nominativi, con numeri di telefono e fotocopie di carte di identità e schede elettorali, “relativi alle persone alle quali è stato dato un corrispettivo di denaro in cambio del voto”. Accertata anche l’esistenza di “referenti costituiti da ragazzi che in cambio di 10 euro accompagnavano le persone che poi avrebbero dato il voto”. Al marito Sandrino Cataldo “viene da più parti riconosciuto un non indifferente peso decisionale, una penetrante influenza su tutto e tutti, elettori compresi, adulati, indotti e convinti a votare il candidato da egli di volta in volta sostenuto anche attraverso condotte corruttive”. La sua influenza “derivava anche dai risultati ottenuti con il suo movimento Sud al Centro e dall’incredibile e crescente successo elettorale tributato a sua moglie”. Cataldo ha “dimostrato di tenere oltremodo alla ricerca ed all’intrattenimento di contatti, soprattutto con soggetti che ricoprono rilevanti cariche nell’ambito delle amministrazioni comunali, perlopiù facenti capo alla città metropolitana di Bari, della ex Provincia e della Regione Puglia, nonché presso altre amministrazioni pubbliche, anche ambito sanitario, ovvero enti ed Agenzie regionali”.

Nell’inchiesta è emerso anche che gli “enti di formazione e le università telematiche venivano usati per raccogliere voti alle competizioni elettorali a Bari. L’attività svolta con gli enti di formazione oltre a dare la possibilità di interagire a stretto contatto con gli Uffici della pubblica amministrazione, creando così una sorta di legame professionale tra i vari soggetti che vi operano è redditizia per le ampie ragioni di squisito tornaconto personale”. “Esempio eclatante una intercettazione dell’indagato Armando De Francesco che svela e ammette che l’impegno profuso nel campo in trattazione, quindi la disponibilità a offrire posti di lavoro in qualità di tutor e docenti, lo sforzo nel procacciare studenti, è finalizzato principalmente alla creazione di quel bacino di elettori quel vero e proprio elenco di potenziali elettori da cui attingere voti”, scrive il gip.